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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Coronavirus, la rivolta in carcere 'sedata' dopo 10 ore di trattative

I detenuti hanno fatto ritorno in cella. Presidio infermieristico fisso nella struttura per garantire la profilassi

Solo una lunga attività di mediazione ha rasserenato gli animi dei detenuti in rivolta presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Un'attività di mediazione iniziata dalle 10 di stamattina e conclusasi poco dopo le 20. Un accorato dialogo istaurato tra il comandante di reparto Gaetano Manganelli ed il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria Antonio Funolo con i reclusi della struttura carceraria sammaritana.

I detenuti reclamavano maggiore tutela per la propria salute in vista degli innumerevoli episodi di contagio da Coronavirus e la precarietà dell'impianto idrico dove alla meno peggio la fornitura idrica è a singhiozzo con cisterne di contenimento per ovviarne alla scarsità. Una rivolta che ha coinvolto vari padiglioni della struttura concentrandosi in particolar modo nel 'Padiglione Tevere'.

Una protesta durata molte ore ed andata avanti ad intermittenza. Non si sono però registrati danni alla struttura e l'insofferenza dei reclusi è stata contenuta grazie all'intervento degli organi della polizia penitenziaria. I detenuti che si erano rifiutati di far ritorno nelle proprie celle, distesi gli animi, vi hanno fatto ritorno rincuorati anche dal presidio infermieristico posto all'ingresso dei reparti detentivi a dimostrazione dell'elevato indice di profilassi volto alla tutela dei reclusi all'interno del plesso. Una garanzia sanitaria che ha dissipato seppur dopo molte ore i tumulti continui dell'intera giornata.

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