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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Lusciano

Condanna definitiva per i "ragazzi di zio Luciano". La Cassazione: "E' camorra"

Rese note le motivazioni della sentenza con la quale sono stati respinti i ricorsi

Sono stati esattori di estorsioni ai danni di artigiani e commercianti e lo hanno fatto per aiutare un gruppo intraneo al clan dei Casalesi. E' il cuore della motivazione con la quale la Quinta Sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Massimo Gallucci, 37 anni di Trentola Ducenta, Luciano Mariniello, 51 anni di Luscinao, Manuel Verde, 27 anni di Trentola Ducenta, e Samir Sassaoui, 32 anni di Casaluce, accusati di estorsione aggravata dall'articolo 7 (aggravante esclusa per Sassaoui).

I quattro erano già stati condannati in primo grado ed in Appello ed hanno presentato ricorso in Cassazione contestando la ricostruizione dei giudici. In particolare per i tre italiani, gli avvocati difensori hanno tentato di far cadere l'aggravante camorristica, contestando le accuse del collaboratore di giustizia Palmiero e cercando di 'staccare' gli imputati dal gruppo che faceva capo a Giuseppe e Luciano Di Cicco, collegati, secondo la Dda, al gruppo Bidognetti.

Ma l'impostazione dei difensori non è stata accolta dagli ermellini. "Risulta - scrivono nelle motivazioni rese note pochi giorni fa - adeguatamente dimostrato a carico del Mariniello, del Gallucci e del Verde un rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare non già uno "status" di appartenenza, bensì un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale gli imputati hanno "preso parte" al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi".

Ed aggiungono: "Sono state valorizzate le dichiarazioni della persona offesa, alla quale Mariniello aveva preannunciato la visita "dei ragazzi di zio Luciano (Di Cicco)", rispetto ai quali il titolare dell'esercizio commerciale avrebbe dovuto mettersi a disposizione". Nonchè "le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giosuè Palmiero che, nel descrivere il ruolo del ricorrente in termini collimanti con gli ulteriori esiti della prova, ne ha specificato il passaggio sotto la direzione del Di Cicco dal 2013, epoca del reinsediamento al vertice di costui".

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