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Cronaca Casal di Principe

Legami tra Iovine e il boss del Veneto: la pista svelata dal Questore al processo

Giuliano ha indagato sul gruppo guidato da Donadio nel 2006: "Organizzazione mafiosa radicata"

Spunta una pista che lascerebbe ipotizzare collegamenti tra il boss dei Casalesi Antonio Iovine, oggi collaboratore di giustizia, e la cellula del clan trapiantata in Veneto guidata dal presunto capo Luciano Donadio. E' emerso nel corso dell'ultima udienza del processo celebrata dinanzi alla corte di Venezia presieduta dal giudice Roberto Manduzio. 

A rivelare il retroscena è stato il questore Alessandro Giuliano, all'epoca capo della Squadra Mobile proprio a Venezia ed attualmente questore di Napoli. Chiamato sul banco dei testimoni dalle difese degli imputati, Giuliano ha svelato che dalle indagini da lui svolte - durate appena 6 mesi - sarebbero emersi sin da subito elementi per ipotizzare l'esistenza di un sodalizio di stampo mafioso attivo nella zona di Eraclea. "Un'organizzazione radicata già", ha evidenziato. Sui principali indagati, poi, Giuliano ha svelato l'esistenza di un'indagine del passato - del 2006 e coordinata dalla Dda di Napoli - che ipotizzava il possibile favoreggiamento da parte di Luciano Donadio e Raffaele Buonanno nella latitanza di 'O Ninno: "Cantone ci chiese di fare accertamenti sui rapporti tra Raffaele Buonanno e Luciano Donadio e l’allora massimo latitante dei Casalesi", ha svelato Giuliano. Procedimento che poi si sarebbe fermato alla fase delle indagini. 

Nel corso dell'udienza, inoltre, sono stati sentiti politici dell'amministrazione comunale di Eraclea ed anche un poliziotto in pensione che pure avrebbe preso parte alle indagini. Nelle prossime udienze è calendarizzata anche la testimonianza di Graziano Teso, ex sindaco e vicesindaco di Eraclea, già condannato in Appello in seguito al giudizio in abbreviato. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Brollo, Giuseppe Stellato, Alberini, Gentilini, Antonio Sforza, Emanuele Fragrasso, Porta e Stefania Pattarello.

Il processo vede alla sbarra una quarantina di imputati tra cui Luciano Donadio, considerato il boss di Eraclea, Raffaele ed Antonio Buonanno di San Cipriano d'Aversa ed Antonio Pacifico, di Casal di Principe. Secondo quanto emerso dalle indagini il gruppo, guidato da  Donadio e Raffaele Buonanno, si sarebbe insediato nel Veneto dagli anni '90 andando a rilevare le attività che erano sotto l'egemonia della Mala del Brenta. In questo modo il gruppo legato al clan dei Casalesi, fazione Bidognetti, era riuscito a conquistare il controllo del tessuto economico veneto, dall'edilizia alla ristorazione, oltre ad imporre un "aggio" per il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione. L'organizzazione criminale, dedita all'usura ed all'estorsione, avrebbe destinato, secondo gli inquirenti della Dda, parte dei proventi illeciti per sostenere i carcerati di alcune famiglie storiche del sodalizio Casalese.

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