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Cronaca Casal di Principe

Casalesi in Veneto, il boss voleva gambizzare imprenditore dopo denuncia

Il processo alla costola del clan nel Nord Est. La condanna patteggiata da Donadio e Buonanno svuota la testimonianza della vittima di usura

Luciano Donadio, il boss dei Casalesi in Veneto, voleva dare l'esempio facendo gambizzare un imprenditore che lo aveva denunciato per usura. Una circostanza raccontata da Umberto Manfredi, uno dei collaboratori di giustizia che hanno squarciato il velo sugli affari criminali della costola Casalese del Nord Est, in particolare della zona di Eraclea.

E proprio quell'imprenditore che ebbe il coraggio di denunciare è stato ascoltato nel corso del maxi processo in corso nell'aula bunker del tribunale di Venezia. Una testimonianza nella sostanza "svuotata" dei suoi contenuti. Il collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio, infatti, ha accolto parzialmente l'eccezione dei difensori di Luciano Donadio e Raffaele Buonanno che hanno invocato il principio del "ne bis in idem", essendo stati i due già condannati nel 2006 per quei fatti. L'imprenditore vittima di usura è stato così ascoltato ma senza poter intervenire sull'episodio che lo vide protagonista. 

L'episodio di usura si è verificato nei primi anni 2000. Donadio e Buonanno avrebbero prestato la somma di 150mila euro facendosi consegnare assegni per 180mila euro. Inoltre, per pagare gli interessi, la parte offesa aveva dovuto consegnare loro un appartamento, a Caorle, del valore di oltre 50 mila euro. Donadio e Buonanno se la cavarono patteggiando una condanna a 1 anno ed 8 mesi a testa. Ma di quell'episodio ha parlato anche Manfredi a cui Donadio avrebbe chiesto di sparare all'imprenditore. "La sua esigenza era di dare l'esempio alle altre persone colpendo l'uomo che lo aveva denunciato e fatto condannare". Manfredi ha riferito di essersi rifiutato di eseguire l'ordine di gambizzare l'imprenditore. 

Si torna in aula la prossima settimana quando sono previste udienze lunghe con i pm Terzo e Baccaglini che hanno disposto l'escussione di almeno una ventina di testimoni. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Brollo, Stellato, Antonio Forza, Stefania Pattarello e Gentilini.

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