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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Casapesenna

Appalti ai 'soci' di Zagaria, il pentito svela gli intrecci del sistema 'Medea'

Caterino racconta ai giudici come venivano assegnati gli appalti sull'asse tra Ciccio 'a Benzina e Barbato

Gli appalti per i lavori di somma urgenza per la rete idrica sarebbero dipesi tutti da Michele Zagaria. E' quanto ha sostenuto il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino nel corso dell'ultima udienza a carico dell'ex sindaco di Casapesenna ed imprenditore Antonio Fontana e gli imprenditori Raffaele e Costantino Capaldo celebrata al tribunale di Napoli Nord.

Caterino ha ricostruito la rete dei rapporti intessuti, per conto del capoclan, da Franco Zagaria, detto Ciccio a' benzina, cognato proprio del boss Zagaria che avrebbe avuto una sorta di accordo con Tommaso Barbato, ex senatore e all'epoca dei fatti contestati funzionario alla Regione Campania responsabile per la gestione delle acque e per il quale la condanna per concorso esterno al clan dei Casalesi è stata annullata. 

Un patto che Caterino ha spiegato in poche e chiare parole alla corte presieduta dal giudice Marro: "Una mano lava l'altra". Secondo la ricostruzione del collaboratore di giustizia, Barbato avrebbe - almeno fino al 2015 - procurato commesse agli imprenditori 'soci' di Zagaria ricevendo in cambio somme di denaro ma non appoggio elettorale come deciso dalla Cassazione in sede di annullamento della sentenza a carico del politico, poi confermata nell'Appello bis. 

Ma cosa significava essere 'soci' del boss? Per Caterino le imprese avrebbero versato il 3% degli appalti ricevuti oltre ad una quota destinata personalmente a Michele Zagaria. Appalti che - compulsato dalle difese degli imputati - Caterino non ha saputo indicare nello specifico: "Io facevo il camorrista", ha ribadito. 

Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche un militare della polizia giudiziaria che ha portato all'attenzione della corte gli accertamenti svolti sulle liquidazioni per le somme urgenze. Si torna in aula a inizio novembre. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giovanni Cantelli, Maurizio Zuccaro, Luca Viggiano, Giuseppe Stellato e Tommaso Zara.

I fatti di cui al processo riguardano il cosiddetto "Sistema Medea". Per la Dda di Napoli ci sarebbe stato un vero e proprio monopolio, creato dal clan Zagaria, sulla gestione degli appalti nel settore dei lavori per la riparazione della rete di acquedotti regionale. Lavori che sarebbero stati assegnati mediante il ricorso irregolare a procedure di somma urgenza per importi complessivi per 40 milioni di euro.

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