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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca San Cipriano d'Aversa

Strage di camorra: i giudici vogliono sentire il pentito nell'Appello bis per l'imprenditore

Disposta l'escussione di Dario De Simone. Le sue dichiarazioni saranno confrontate con quelle di Iovine

Escussione del pentito Dario De Simone e raffronto delle sue dichiarazioni con quelle del pentito Antonio Iovine in merito al ruolo del cugino di secondo grado, Giancarlo Iovine, nel quadruplice omicidio di camorra avvenuto il 22 ottobre 1989 a San Cipriano d'Aversa in cui persero la vita il luogotenente cutoliano Antonio Pagano e tre suoi seguaci Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo.

È quanto disposto dai giudici della Quarta Sezione della Corte d'Assise d'AppeIlo del tribunale di Napoli dinanzi ai quali si sta celebrando il processo nei confronti di Giancarlo Iovine,  61enne imprenditore di San Cipriano d'Aversa e cugino di secondo grado del boss pentito Antonio Iovine, alias 'o ninno. L'imprenditore del clan dei Casalesi in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere per la cosiddetta 'strage dei cutoliani', la rappresaglia disposta del clan dei Casalesi contro i fedelissimi del "Professore". Condanna in primo grado che venne confermata in Appello ma a seguito di ricorso in Cassazione i giudici della Suprema Corte disposero l'annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio ad altra sezione della Corte d'assise di Appello partenopea per un nuovo giudizio. Si torna in aula la fine del mese di giugno per l'escussione del pentito De Simone.

Il quadruplice omicidio di camorra venne trattato nel processo Spartacus 1 conclusosi con la condanna all'ergastolo degli esecutori materiali dell'efferato delitto ovvero Antonio Iovine, Giuseppe Caterino e Raffaele Diana. Fu proprio o' ninno a spiegare il ruolo del cugino Giancarlo all'interno del sodalizio criminale ed il contributo fornito per la commissione del quadruplice omicidio.

Giancarlo Iovine, titolare di un consorzio agrario a San Cipriano d'Aversa in via Corso Umberto I, avrebbe messo a disposizione il suo consorzio come base degli appostamenti dei sicari del clan giacché l'immobile era sito in prossimità dell'abitazione di Antonio Pagano. Per conto del clan - secondo le dichiarazioni rese dal cugino Antonio Iovine e di Dario De Simone (uno dei partecipi morali al quadruplice omicidio insieme a Mario Caterino, Francesco Schiavone di Nicola, Francesco Schiavone di Luigi, Carmine Schiavone, Giuseppe Russo, Francesco Bidognetti, Walter Schiavone, Franco Di Bona, Cipriano D'Alessandro, Mario Schiavone, Vincenzo De Falco)  - l'imprenditore sanciprianese avrebbe procurato armi da guerra e armi comuni da sparo di provenienza illecita agli esponenti del clan dei Casalesi in particolare a Nicola Panaro, Giuseppe Misso, Antonio Iovine, Salvatore Venosa. Offriva poi supporto logistico per omicidi costituenti momenti essenziali della contrapposizione del clan dei Casalesi con l'avverso clan Nco di Raffaele Cutolo altresì provvedeva al cambio di assegni proventi di attività illecite e grazie a rapporti con funzionari di polizia acquisiva informazioni coperte da segreto istruttorio in merito ad attività di contrasto al clan dei Casalesi.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Francesco Parente e Francesco Lavanga per le costituite parti civili, mentre Emilio Martino e Giovanni Esposito Fariello difendono Giancarlo Iovine.

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