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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Marcianise

Beni a prestanome, condannati figlio e nuora del capoclan

La Corte d'Appello conferma la sentenza di primo grado per Salvatore Belforte e Giovanna Allegretta. Procura Generale aveva chiesto prescrizione dei reati

Confermata la condanna per Giovanna Allegretta e Salvatore Belforte, rispettivamente nuora e figlio del capoclan dei "Mazzacane" Domenico, accusati di intestazione fittizia di beni. E' stato questo il verdetto della Corte d'Appello di Napoli che ha validato la sentenza pronunciata dai giudici di prime cure che avevano inflitto 2 anni ad Allegretta e 3 anni a Salvatore Belforte. 

Un verdetto a sorpesa che arriva al temine di un processo all'esito del quale lo stesso procuratore generale aveva invocato, nel corso della sua requisitoria, l'esclusione dell'aggravante mafiosa e una pronuncia di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione dei reati contestati. Una richiesta ribadita anche dai difensori degli imputati, gli avvocati Nicola Musone e Dario Vannatiello. 

Ma la corte partenopea ha ritenuto valida l'impostazione della sentenza di primo grado confermando il verdetto. Si attendono ora le motivazioni poi i legali valuteranno un più che probabile ricorso in Cassazione. 

Secondo l'accusa Giovanna Allegretta (moglie di Camillo Belforte la cui posizione è stata definita con rito abbreviato) e Salvatore Belforte avrebbero intestato fittiziamente alcune proprietà di famiglia a prestanome per evitare sequestri. 

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