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Cronaca

Bambina nata morta, processo per ginecologi ed ostetriche

Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio per il decesso durante il parto: "Grave imprudenza"

Due ginecologi e due ostetriche sono stati rinviati a giudizio dal gup Alessandra Grammatica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per l'omicidio colposo di una bambina nata morta.

I fatti oggetto della contestazione sono accaduti nel settembre del 2019. Una donna - S.M. - venne ricoverata al Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta per partorire nonostante il termine ultimo calcolato dal ginecologo di famiglia fosse fissato al 30 agosto. Il 10 settembre la donna entrò in sala parto, Nonostante i reiterati tentativi di indurre il parto in maniera naturale, la donna avrebbe rappresentato evidenti difficoltà a procedere. Nonostante ciò si procedette con il parto naturale, omettendo di ricorrere al cesareo e senza monitorare la salute della bambina che nacque senza vita. 

Il marito della donna - M.A. - denunciò tutto all'autorità giudiziaria rappresentando come il percorso della gravidanza fosse stato regolare e che le condizioni di salute sia della mamma sia della piccola fino agli ultimi controlli ed accertamenti fossero state buone. In seguito alla denuncia la Procura dispose il sequestro della cartella clinica, con l'autopsia sul corpo della bambina per stabilire le cause del decesso. 

Il perito, nella sua relazione, ha evidenziato come i ginecologi - P.S. ed M.A. - e le ostetriche - G.F. e M.N. - “optarono senza sicurezza nonostante la distocia emergente e l’assenza di elementi indicativi della salute del feto. Il feto è un organismo molto resistente all’ipossia e per condurlo a valori di acidosi come quelli inoppugnbilmente dimostrati dall’Eab dell’11.09.2019, la patologia ipossica è certamente stata intensa e prolungata. Una corretta registrazione del battito cardiaco avrebbe altrettanto certamente rilevato questa condizione di ipossia ingravescente; si ricorda che il periodo di tempo privo di registrazione interpretabile va dalle ore 23.48 del 10.09.2019 sino alle 01.26 del 11.09.2019, ovvero trattasi di un intervallo temporale di oltre un’ora e mezzo. Dal momento che i tracciati precedenti mostravano assenza di ipossia/acidosi significative è certo che la patologia fetale si è verificata in questo lasso di tempo. Assistere un travaglio di parto con somministrazione di ossiticina senza informazioni affidabili sul benessere fetale per per tempi così lunghi è, con ogni evidenza, un comportamento imprudente. Il ragionamento controfattuale mostra che una corretta registrazione del battito cardiaco avrebbe consentito di cogliere i segni di sofferenza in tempo utile per estrarre il feto tramite taglio cesareo ed evitare la morte fetale".

Una perizia che ha spinto la procura a chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio per tutti, con il processo che prenderà il via a gennaio dinanzi al giudice Maisto del tribubale di Santa Maria Capua Vetere. I genitori si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giuseppe Maffei e Goffredo Grasso mentre i legali dei medici coinvolti sono gli avvocati Marianna Febbraio, Paolo Iuliano, Antonello Fabrocile, Giuseppe Vitiello e Vittorio Giaquinto. 

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