rotate-mobile
Cronaca Pignataro Maggiore

Assolto dopo 15 anni da incubo l'ex gestore di beni confiscati. "Non ha commesso il fatto"

Clamorosa sentenza del giudice che ha praticamente 'liberato' dalle accuse Manna

Assolto per "non aver commesso il fatto". Giunge lapidaria e forse insperata la formula assolutoria nei confronti di Gaetano Manna, 70enne di Pignataro Maggiore ex presidente pro tempore di 'Acli Terra Campania per la Legalità', associazione affidataria di una pluralità di beni confiscati alla malavita organizzata nei comuni di Teano, Pignataro Maggiore, Castel Volturno e Caserta coinvolto nell'inchiesta 'Attestati Facili' della Procura di Santa Maria Capua Vetere che portò all'arresto di 5 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, falso e concussione.

La formula assolutoria pronunciata dalla Sesta Sezione della Corte di Appello di Napoli presieduta dal giudice Claudia Picciotti con il giudice Filippo Paone come relatore è giunta dopo 13 anni se si fanno decorrere dalla data del suo arresto avvenuto il 31 marzo 2009 o forse dopo 15 anni data più longeva se si considera l'attività di indagine dei carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere avviata nel 2007.

Secondo l'allora Pubblico Ministero Donato Ceglie Gaetano Manna insieme ai due procacciatori d'affari, i coniugi Matilde Fattori e Carlo Di Rauso ed i due funzionari dell'Asl casertana Marcello Parente e Carlo Formisano avrebbero costretto i titolari di esercizi commerciali dell'Agro Caleno a consegnare somme di denaro che andavano dai 60 ai 120 euro per il rilascio di false documentazioni attestanti la frequenza ed il superamento di corsi di formazione e aggiornamento obbligatori per gli addetti ad attività connesse all'igiene di alimenti.

L'inchiesta prese le mosse dalla denuncia di una coppia di commercianti di Santa Maria la Fossa dove spiegarono agli inquirenti come nel marzo 2007 furono avvicinati più volte dalla coppia di procacciatori di affari Fattori e Di Rauso che si premunivano di spiegare loro le modalità per ottenere gli attestati che dal 2005 sostituirono i vecchi libretti sanitari per l'esercizio di attività di alimentaristi. Gli esercenti chiarirono come la sedicente coppia riferì sulla modalità di bypassare l'esame conseguendo l'attestato finale senza frequentare alcun corso. Bastava versare una semplice quota di iscrizione che oscillava dai 60 ai 120 euro e recarsi presso la sede dell'Acli Terra Campania per espletare il percorso 'agevolato' nell'assegnazione dell'attestato.

Un giro di attestati falsi ben orchestrato per gli inquirenti che si tradusse nel 2012 in una sentenza di condanna ad un anno di reclusione pronunciata dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione collegiale presieduta da Orazio Rossi con Francesca Auriemma e Carla Montanaro come giudici a latere  per Gaetano Manna, Matilde Fattori e Carlo Di Rauso; assolti Marcello Parente e Carlo Formisano. Sentenza di condanna in primo grado che venne confermata dalla Corte di Appello di Napoli con il giudice Anna Allegro come presidente, Barbara  Modesta Grasso e Fernando Giannelli come relatore- ma ne venne cambiato il contenuto tanto da portare i difensori di Manna gli avvocati Carlo De Stavola e Elisabetta Carfora a presentare ricorso in Cassazione.

La Quinta  Sezione Penale della Suprema Corte il 26 aprile del 2018 annulló la sentenza di secondo grado della Corte d'Appello partenopea confermativa della sentenza di condanna in primo grado con rinvio ad altra sezione della Corte D'Appello di Napoli  poiché la ricostruzione operata dai giudici di secondo grado apparve ai giudici della Suprema Corte contraddittorio tanto da necessitare un rinnovato esame. Difatti Gaetano Manna venne tratto a giudizio dalla Procura sammaritana per rispondere di falso ideologico commesso in concorso con Carlo Formisano e Marcello Parente sul presuppo che i tre avessero cooperatori nel rilascio delle false attestazioni ai due esercenti commerciali di Santa Maria La Fossa - Manna nella qualità di presidente di Acli Terra Campana ente che organizzava i corsi, Parente quale responsabile scientifico del corso e Formisano quale funzionario dell'ASL delegato dal servizio di igiene degli alimenti e nutrizione SIAN a presiedere la commissione esaminatrice abilitata al rilascio degli attestati. Il giudice di primo grado ritenne che Manna avesse ingannato Formisano e Parente circa l'effettiva frequentazione del corso da parte dei due esercenti commerciali inducendoli in tal modo a rilasciare attestati falsi che recavano quindi la firma del responsabile scientifico e del delegato SIAN.

La Corte d'Appello di Napoli invece ritenne che Manna avesse concorso nella falsificazione degli attestati apponendo sugli stessi la propria firma. Una ricostruzione che però non ha trovato conformità giacché lo stesso Formisano in sede di escussione ammise che le firme sugli attestastati fossero solo sue e di Parente. A seguito di un attento riesame della vicenda la Sesta Sezione della Corte d'Appello partenopea ha messo fine ad una dolorosa vicenda giudiziaria grazie alla pronuncia assolutoria "per non aver commesso il reato". Una lunga battaglia volta alla giustizia portata a termine anche con la rinuncia alla prescrizione intervenuta invece per Fattori e Di Rauso per conquistare il diritto alla verità. La vicenda giudiziaria di Gaetano Manna lo ha tenuto  nell'occhio del ciclone per questi lunghi anni con dure prese di posizione da parte di molti politici come Giorgio Magliocca o il deputato Amedeo Laboccetta che puntarono il dito contro l'ex presidente Acli Terra Campana reo di aver sporcato la gestione di un presidio di legalità. Un marchio che gli stessi accusatori dovrebbero aver cura di rimuovere alla luce della verità processuale.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Assolto dopo 15 anni da incubo l'ex gestore di beni confiscati. "Non ha commesso il fatto"

CasertaNews è in caricamento