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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca San Marcellino

Condannato il 'custode' delle armi del clan dei Casalesi

La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna nei confronti di Marco Testa di San Marcellino che aveva presentato ricorso contro la misura cautelare della custodia in carcere, visto che era ritenuto gravemente indiziato dei reati di detenzione illegale di arma comune da sparo, detenzione di arma clandestina e ricettazione, con l’aggravante della connessione e dell’agevolazione mafiosa. Il Tribunale aveva evidenziato che la vicenda era emersa nell’ambito di un più articolato procedimento penale relativo alla operatività di una cellula dell’associazione per delinquere di tipo mafioso del “clan dei casalesi” e facente capo a Oreste Reccia, soggetto quest’ultimo che - anche con l’ausilio di Remigio Testa (padre di Marco Testa) - aveva potuto fare affidamento per la disponibilità delle armi su un facoltoso imprenditore, Luigi Annibale, del quale risultava collaboratore Marco Testa, come chiarito dal Tribunale.

Il Tribunale, pertanto, ha evidenziato che il 7 luglio 2021 Marco Testa, solo dopo vari dinieghi, aveva condotto gli agenti presso un garage attiguo all’immobile nel quale furono rinvenute le armi sequestrate (una pistola in perfetto stato di conservazione, con la canna dell’arma priva di matricola, due caricatori e 19 munizioni). Secondo il giudice di merito, quindi, non si poteva ascrivere all’esclusiva disponibilità di Remigio Testa, come invocato dalla difesa, la disponibilità delle armi rinvenute, sia perché questi non abitava con il figlio, sia perché l’indagato aveva la disponibilità delle chiavi di accesso al garage pertinente alla sua abitazione. Per il tribunale Marco Testa era stato costantemente e reiteratamente impegnato nella custodia di armi di illecita provenienza anche di peculiari micidialità. L’avvocato aveva chiesto la revoca della misura cautelare ma il giudice della Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso e condannato Testa al pagamento delle spese legali: tremila euro alla Cassa delle Ammende. 

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