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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente

WWF: SORPRESA, L ITALIA FANALINO DEUROPA SULLE RINNOVABILI

(Roma) Il WWF analizza i dati alla vigilia della presentazione del Rapporto della Commissione Europa: “Spesi tanti soldi, risultati intangibili: va cambiato il sistema di incentivazione”Dal 1997 ad oggi in Italia il contributo delle energie...

(Roma) Il WWF analizza i dati alla vigilia della presentazione del Rapporto della Commissione Europa: “Spesi tanti soldi, risultati intangibili: va cambiato il sistema di incentivazione”

Dal 1997 ad oggi in Italia il contributo delle energie rinnovabili invece che aumentare è diminuito, passando dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi. L’Italia è tra i paesi maggiormente lontani dal obiettivo nazionale del 25% di quota da rinnovabili sul totale del consumo energetico. A confermarlo sono il rapporto del 2005 dell’Ministero dello sviluppo economico, i dati provvisori d’esercizio di Terna relativi al 2006 e soprattutto il rapporto della Commissione europea sulla situazione delle rinnovabili nei Paesi dell’Unione Europea, che domani verrà resa nota a Bruxelles nel quadro del pacchetto energia e ambiente. Accanto ai dati sulla situazione italiana compariranno due faccine che piangono, a differenza di quanto avverrà per Danimarca, Germania, Ungheria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Spagna e Olanda, la cui situazione viene giudicata molto o abbastanza positivamente. Altri Paesi nei quali la situazione delle rinnovabili viene invece giudicata negativamente, sono Austria, Cipro, Estonia, Francia, Lettonia, Malta e Slovacchia.

Il presunto “vantaggio” italiano sulle rinnovabili, tanto sbandierato negli scorsi anni, si fondava soprattutto sull’eredità del passato, vale a dire l’ampia quota di energia idroelettrica sui cui i nostri padri avevano puntato per non dipendere del tutto dai combustibili fossili che dobbiamo importare. Ebbene, il 2005 è stato un anno particolarmente difficile per il settore idroelettrico, data la scarsa piovosità, tuttavia, conferma la Commissione, anche normalizzando i dati delle precipitazioni il contributo delle rinnovabili nel nostro paese si fermerebbe al 16%. Ovvero in tutti questi anni, nonostante i miliardi di soldi spesi d’incentivazione, i risultati non si sono fatti vedere, mentre gli altri paesi sono andati avanti a passi da gigante.

Il dato sulle fonti rinnovabili non fa che confermare che l’Italia non si è per niente attrezzata per rispettare il protocollo di Kyoto e combattere i mutamenti climatici. Non solo, l’inazione sulle fonti rinnovabili non fa che aumentare la dipendenza energetica dall’estero.
Tra gli obiettivi della UE si annuncia un target di riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 30% al 2020. L’Italia dovrebbe ridurle del 6,5% al 2008-2012 rispetto al 1990 eppure, ad oggi le emissioni sono aumentate del 13%. Siamo sempre più lontani dall’Europa, sempre più lontani dalle nostre responsabilità internazionali, nonostante saremo tra i Paesi Europei più colpiti dagli effetti dei mutamenti climatici. Rinnovabili, riduzione dei consumi, miglioramento dell’efficienza energetica queste le chiavi per rispondere alla sfida lanciata dalla UE, una sfida che non possiamo vincere con l’inazione o politiche di segno opposto (il carbone, pur sapendo che quello pulito non esiste).

Come si è arrivati, anche nelle energie rinnovabili, in una simile situazione? I meccanismi d’incentivazione per le energie rinnovabili di ieri e di oggi hanno ben altre finalità di un virtuoso sviluppo del settore. Il programma CIP6, pagato dai consumatori in bolletta per finanziare le energie rinnovabili, per il 70% finisce per incentivare normali centrali di generazione con combustibili fossili o rifiuti. Il meccanismo dei certificati verdi, anziché essere un virtuoso sistema di mercato, oggi è una nicchia di privilegi privo di obbiettivi di sviluppo delle rinnovabili.

La quota d’obbligo di certificati verdi non viene aggiornata a volumi necessari per promuove l’Italia dalla posizione degli ultimi della classe. E l’aggiornamento non avverrà mai ai livelli auspicati dall’Europa, poiché il meccanismo dei certificati verdi incorpora innumerevoli privilegi ed esenzioni. In pratica soltanto il 50% della produzione ed importazione di energia elettrica paga l’obbligo dei certificati. E’ come se si volesse riparare il debito pubblico esentando la metà della popolazione italiana dal pagamento delle tasse. Ma non basta, a fronte di un obbligo di poco spessore il sistema garantisce una remunerazione eccessiva per alcuni impianti rinnovabili: per esempio circa 200€/MWh per un impianto eolico, quando nel resto d’Europa le incentivazioni sono ben sotto i 100€/MWh, e non permette una diffusione delle tecnologie che hanno reale bisogno di supporto, quali le biomasse.
Occorre una seria strategia e, soprattutto, pratica per attuare davvero il protocollo di Kyoto e prepararsi alle ulteriori riduzioni di emissioni necessarie domani. Sulle rinnovabili, come sul resto, non si può più mantenere la situazione pre-esistente, correggendo qui e là, senza riformare il settore per metterlo al pari degli altri paesi europei e senza mantenere le promesse con l’elettorato.

E come se non bastasse la promozione delle energie rinnovabili è sempre più messa a repentaglio dai costi crescenti degli impianti a combustibile fossile del programma CIP6. Dal 2008 infatti si aggiungeranno nella tariffa elettrica, proprio nella componente riservata alla promozione delle energie rinnovabili, la cosiddetta A3, circa 800 milioni di € anno per la copertura dei costi delle emissioni di CO2 proprio degli impianti CIP6.
Se le rinnovabili sono un pilastro fondamentale per la politica per Kyoto, non ci sarà una seria politica per soddisfare i nostri impegni internazionali senza una trasparente ed efficiente riforma del sistema delle rinnovabili.

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