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Salute

Coronavirus, i consigli del cardiologo: "No ad iniziative fai da te"

Il punto del dottor De Michele su cardiopatia e farmaci

Il dottor Mario De Michele, cardiologo ed emodinamista, ha fornito alcune delucidazioni in merito al coronavirus che così duramente ha colpito tante persone in tutta Italia. Tra queste persone contagiate, la stragrande maggioranza sono affette da ipertensione arteriosa ed altre gravi patologie. L’Italia è tra i Paesi che ha visto aumentare notevolmente negli ultimi 14 giorni il numero dei contagiati e dei decessi.

Molte persone affette da ipertensione e problemi cardiovascolari hanno molti dubbi in questo periodo, e si chiedono se possono continuare a prendere i farmaci a contrasto delle loro patologie. Lei cosa consiglia?

"I dati epidemiologici suggeriscono che forme gravi di Covid-19 si manifestano soprattutto in persone anziane e con condizioni cliniche croniche preesistenti. L’ipertensione arteriosa ed altri problemi cardiovascolari, il diabete mellito, patologie respiratorie. Certamente, il coronavirus ha trovato tutti impreparati, bisogna cercare di non cedere a stati emotivi, di stress ed ansia, che non sono mai costruttivi. Molti pazienti, ad esempio, in questi giorni mi hanno appunto chiesto se la terapia cardiologica andasse modificata, o addirittura, se alcuni farmaci potessero favorire il Covid-19. In particolare, si era diffusa la notizia sui social network che alcune classi di farmaci, Ace-inibitori e Sartani, comunemente utilizzate in milioni di pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco o cardiopatia ischemica, potessero peggiorare l’infezione da coronavirus".

Quindi ci sta dicendo che i farmaci Ace-inibitori, Sartani non peggiorano l’infezione da coronavirus?

"Assolutamente, difatti le principali società scientifiche quali Società Italiana di Cardiologia e Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, sono scese in campo per sgombrare ogni dubbio ed equivoci. Allo stato attuale, non vi è alcuna evidenza di un effetto dannoso determinato dall’utilizzo degli Ace- inibitori e dei Sartani nell’epidemia di coronavirus in corso. Certo, è assolutamente necessario che i pazienti proseguano la terapia cardiologica, in quanto sono ben noti gli effetti deleteri della sospensione arbitraria dei farmaci con un incremento del rischio di infarto miocardico, ictus cerebrale. Pertanto sconsiglio vivamente di intraprendere iniziative fai da te o suggerite da post che leggo sui vari social in quanto significherebbe attentare alle proprie condizioni di salute ed aumentare il rischio di intasare l’ospedale per emergenze che si possono evitare".

Attenzione dunque, soprattutto in questi casi alle fake news?

"Si bisogna fare attenzione, ultimamente ho letto una notizia falsa che si è diffusa rapidamente sui social, soprattutto grazie alle catene di whatsapp, dove si diceva che alte dosi di vitamina C possano proteggere dal coronavirus perchè in grado di rinforzare il sistema immunitario. La diffusione di questi messaggi può generare un falso senso di sicurezza in chi imbottito di integratori vitaminici è convinto di essere protetto dalla infezione e tralascia le norme per prevenire il contagio".

Lei cosa vuole dire a queste persone?

"Di seguire solo le fonti attendibili e il proprio medico, in un periodo come questo, bisogna seguire uno stile di vita corretto, ed assume ancora più rilievo nei cardiopatici. Un regime alimentare ricco in frutta e verdura, fonti di minerali e vitamine, povero in calorie visto il ridotto movimento fisico, evitando assolutamente il fumo di sigaretta, sono fattori di fondamentale importanza".

Lei pensa che ascolteranno questi consigli?

"Io me lo auguro, e per dare una immagine più chiara; si pensi ad un soldato che deve affrontare un combattimento: se ha una armatura forte e molte lance avrà più possibilità di vincere rispetto al soldato che lotta a mani nude. Infine, una ultima informazione per tutte le persone che avessero necessità di accesso alle strutture ospedaliere in questo periodo nel sospetto di un infarto/ictus cerebrale: i percorsi diagnostico/terapeutici sono stati ben definiti, e non vi deve essere nessuna paura di contagio".

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