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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Alzheimer, i segnali predittivi che compaiono 18 anni prima

Una ricerca durata vent’anni ha scoperto la sequenza temporale con cui compaiono i segnali predittivi della malattia prima che questa si manifesti con sintomi clinici

L'Alzheimer, una malattia neurodegenerativa, inizia a danneggiare il cervello molto prima che si manifesti con sintomi clinici evidenti. Questo aspetto cruciale spiega perché, al momento della diagnosi, la malattia ha già compromesso significativamente la memoria e le funzioni cognitive. Inoltre, questa precoce alterazione potrebbe essere la ragione per cui i farmaci attualmente disponibili o in fase sperimentale mostrano effetti minimi, se non nulli. Nonostante le cause non siano ancora del tutto chiare, sembra che l'Alzheimer sia caratterizzato dall'accumulo anomalo nel cervello di proteine come la beta-amiloide e la tau.

Lo studio ventennale

Un ampio studio condotto nell'arco di vent'anni, guidato da scienziati del Centro di innovazione per i disturbi neurologici di Pechino, ha indagato l'evoluzione nel tempo dell'accumulo tossico di queste proteine nel cervello e i cambiamenti cerebrali che precedono i sintomi clinici dell'Alzheimer. Lo studio coinvolge migliaia di adulti di mezza età e anziani che, all'inizio della ricerca, avevano uno stato cognitivo normale. Durante il periodo di studio, alcuni di questi individui hanno sviluppato l'Alzheimer, consentendo ai ricercatori di identificare segnali predittivi della malattia e il loro ordine cronologico di comparsa.

I segnali predittivi

L'analisi ha rivelato che il segnale più precoce dell'Alzheimer è l'accumulo della proteina beta-amiloide nel liquido cerebrospinale, evidente fino a 14 anni prima della diagnosi. Segue poi un progressivo aumento della proteina tau fosforilata, evidente fino a 11 anni prima della diagnosi. Successivamente si manifesta un danno neuronale, rilevabile tramite la presenza di una proteina nel liquido cerebrospinale, fino a 9 anni prima della diagnosi, e un'atrofia dell'ippocampo, rilevabile tramite risonanze magnetiche fino a 8 anni prima della diagnosi. Infine, fino a 6 anni prima della diagnosi, si osserva un evidente declino cognitivo.

La Variante Genetica APOE4

Uno degli elementi rilevanti emersi dallo studio è che i pazienti affetti da Alzheimer hanno una maggiore probabilità di essere portatori della variante e4 del gene APOE (APOE4), rispetto al gruppo di controllo. Questa variante genetica è coinvolta nel metabolismo e nel trasporto di molecole di grassi come il colesterolo, confermando un'associazione già nota tra la presenza di questa variante e un maggior rischio di sviluppare la malattia.

Implicazioni sui farmaci

Sebbene siano in corso numerosi studi sui farmaci per l'Alzheimer, attualmente non esiste una cura sicura ed efficace per la malattia. I risultati di questo studio, insieme ad altri lavori simili, potrebbero spiegare perché i farmaci attuali mostrano effetti limitati. È possibile che vengano somministrati troppo tardi, quando la malattia ha già causato danni irreversibili al cervello, rendendo difficile, se non impossibile, ottenere una regressione della patologia.

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