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Domenica, 28 Aprile 2024
Cultura Caiazzo

Doppio concerto con il Jess Trio Wien all'Autunno Musicale

Caiazzo - Continua oggi, domenica 18 ottobre, il ricco weekend musicale del Trio Jess di Vienna, impegnato dapprima alle 11.30 a Palazzo Mazziotti a Caiazzo, e poi in serata nuovamente a Palazzo Fazio alle 19.30 per il terzo ed ultimo concerto...

Continua oggi, domenica 18 ottobre, il ricco weekend musicale del Trio Jess di Vienna, impegnato dapprima alle 11.30 a Palazzo Mazziotti a Caiazzo, e poi in serata nuovamente a Palazzo Fazio alle 19.30 per il terzo ed ultimo concerto di questa loro partecipazione alla stagione dell'Autunno Musicale.
Il trio composto dai tre fratelli Jess-Kropfitsch, Elisabeth al violino, Stefan al violoncello e Johannes al pianoforte, è considerato dalla critica internazionale uno dei Trii più autorevoli della sua generazione. I tre fratelli hanno iniziato ad esibirsi molto precocemente in rassegne internazionali, conquistando già all'inizio della loro carriera i più importanti riconoscimenti per la musica da camera. Parallelamente all'attività concertistica, che proseguono anche singolarmente, i fratelli Jess sono fortemente interessati agli aspetti pedagogici della musica e per questo si dedicano all'insegnamento presso le più importanti istituzioni austriache.
Il concerto in mattinata a Palazzo Mazziotti a Caiazzo si intitola Ritratti viennesi: da Mozart a Stolz. Il Trio Jess, infatti, ci condurrà attraverso due secoli di storia della musica viennese, eseguendo musiche di grandi compositori che hanno operato nella capitale austriaca dalla fine del Settecento fino al Novecento. Il concerto si aprirà con l'esecuzione del Trio in sol maggiore KV 496 di Wolfgang Amadeus Mozart, seguito dal Valzer Die Schoenbrunner Joseph Lanner, dalla Polka Unter Donner Blitz di Johann Strauss, e da alcuni brani di Robert Stolz, famoso compositore di operette e musiche da film, trascritti per trio dallo stesso Johannes Jess–Kropfitsch.
Il concerto di questa sera a Palazzo Fazio, invece, riprende il tema degli Anniversari, già trattato ieri sera. Una nuova puntata quindi dedicata alla celebrazione di Felix Mendelssohn, in occasione del bicentenario della nascita. Il programma si aprirà con il Notturno in Mi maggiore op.148 di Franz Schubert, seguirà il Trio in si bemolle maggiore op.11 di Ludwig van Beethoven, e si concluderà con il Trio in do minore op.66 di Mendelssohn. Con questa esecuzione il Trio Jess completa l'esecuzione integrale dei Trii per pianoforte, violino e violoncello di Mendelssohn.

Note sui brani
Trio in sol maggiore KV 496 di Wolfgang Amadeus Mozart, composto nel 1786, a breve distanza dalle Nozze di Figaro, dimostra la piena vitalità a Vienna delle composizioni che riuniscono gli strumenti ad arco e il pianoforte. Una curiosità su questo trio vuole che esso sia stato inizialmente catalogato da alcuni studiosi come pezzo per pianoforte solo, dal momento che lo spartito originale riporta in testa la dicitura Sonata e contiene numerose correzioni e spostamenti dei temi melodici da un rigo all'altro. Invece non c'è dubbio si tratti di un Trio e la grande malleabilità compositiva di Mozart dimostra ancora una volta la sua attenzione ad un misurato equilibrio tra le parti. Nella Vienna di fine Settecento, nominato compositore di corte dopo i clamorosi successi operistici, Mozart componeva per la corte numerosissime danze di società, minuetti, contraddanze, e lui stesso frequentava assiduamente i salotti della nobiltà dove amava sedersi al pianoforte per eseguire con altri amanti della sua musica, partiture cameristiche come questa, spesso scritte per l'occasione e dedicate ai suoi ospiti. Questo Trio, per esempio, è uno dei lavori che Mozart dedicò al Principe von Fürstenberg.
Il valzer Die Schoenbunner, composto il 10 ottobre 1842, è uno degli ultimi lavori di Joseph Lanner, compositore considerato, insieme Johann Strass il creatore del valzer viennese.
Questo valzer in particolare è un tributo alla splendida reggia di Shoenbrunn di Vienna, di fronte alla quale si trova proprio il Casino Dommayer, dove Lanner suonava spesso e aveva, per così dire, il suo quartier generale. Si dice che quando Lanner salì sul podio per l'ultima volta nella sua carriera eseguì questo valzer come bis e fu richiamato in scena a ripeterlo per ben 21 volte! Sessant'anni dopo Stravinsky frugò in questo valzer e ne prese in prestito un motivo per il suo balletto Petrushka.L'introduzione del valzer è costituita da una sequenza di tre note ascendenti che sembra suggerire il ritmo marcato di valzer. Le frasi seguenti proseguono incalzanti e spesso ripropongono idee e temi, secondo uno stile tipico di Lanner, che faceva largo uso della ripetizione, sia che si trattasse di piccoli incisi, che di intere frasi. Dopo una parte centrale vorticosa e un passaggio in cui la melodia salta su è giù per la scala, il finale ripropone il tema iniziale e chiude con una lunga coda. L'originale per orchestra è qui proposto in una trascrizione per trio opera dello stesso Johannes Jess–Kropfitsch. Il tema melodico è quasi sempre affidato al violino, mentre il pianoforte marca il ritmo di danza e il violoncello riempie armonicamente il tutto con brevi controtemi.
Pubblicata nel 1868, la polka Unter Donner und Blitz di Johann Strauss dimostra la diffusione che aveva aggiunto questa danza di origine boema importata a Vienna nei primi anni '40 del secolo e che in pochi anni conquistò i favori del pubblico e dei compositori. Il titolo Sotto tuoni e fulmini, anticipa il contenuto di questo pezzo alquanto "fragoroso" che, nella versione originale per orchestra, abbonda di rullii di timpani, e scoppi di percussioni che segnano il tempo in 4 inequivocabile della polka.Sarà curioso scoprire come il Trio Jess riuscirà con solo tre strumenti a rendere la pienezza sonora di questa tempesta.
Franz Schubert incarna il modello del musicista romantico intimista, prevalentemente incline all'elegia, alla malinconia. Condusse una vita modesta e ignorata dal grosso pubblico, morì a soli 31 anni lasciando quasi tutta la sua produzione inedita. L'ambito in cui si mosse non fu una corte nobiliare, bensì una cerchia ristretta di amici affezionati e intellettuali, di fronte ai quali, nelle serate viennesi, egli stesso eseguiva per loro le sue musiche direttamente al pianoforte durante serate che venivano chiamate "schubertiadi". La musica di Schubert va intesa appunto, come egli stesso diceva, come una continua "comunicazione ai miei amici", una musica da camera nel vero senso della parola. In quest'ottica di intimità, va ascoltato il Notturno in Mi maggiore op.148, un'opera in cui si evidenzia la predilezione di Schubert per i motivi musicali ben individuati, cioè quelle frasi melodiche di senso compiuto, dolci, graziose, eleganti, che non ha bisogno di sviluppi, di costruzioni, di modulazioni, perché sono già state pensate dal compositore perfette e complete. Ma se motivi già perfetti non si possono sviluppare, allora non rimane che ripeterli e ripeterli per provare ogni volta, al loro ritorno, la meraviglia che hanno suscitato al loro primo apparire. E le ripetizioni sono preparate ad arte con una sorta di tensione che le fa poi desiderare di più. Schumann etichettò lo stile di Schubert con l'espressione che poi è diventata famosa di "divina lunghezza", proprio per definire la sua prassi compositiva che "non conduce mai troppo lontano dal punto centrale riportandosi sempre ad esso" ma che lo fa procedendo non per sviluppi lineari bensì per iterazioni, associazioni, reminiscenze, trasformazioni, sostituzioni, con il risultato di dilatare la forma verso una prospettiva di infinito nel senso letterale di non-finito.
Pubblicato nel 1798, il Trio in si bemolle maggiore op.11 di Ludwig van Beethoven fu inizialmente proposto per un trio composto da clarinetto, violoncello e pianoforte, ma il clarinetto viene spesso sostituito dal violino. Il Trio consta di tre movimenti: un Allegro con brio di gran dinamismo, un intenso Adagio in mi bemolle maggiore, e un Allegretto con nove variazioni e coda sul tema Pria ch'io l'impegno tratto dall'opera L'amor marinaro ossia il corsaro di Joseph Weigl, prolifico e in quel tempo apprezzato maestro austriaco.
Pur non brillando per idee incisive, in questo trio Beethoven palesa già la sua mano sicura, che punta all'essenzialità e alla compattezza del discorso musicale.Alcuni studiosi ritengono che questo, come altri pezzi di musica da camera, fosse stato composto da Beethoven per essere eseguito in casa di amici, con lui stesso al piano e altri, meno virtuosi di lui, agli archi. Questo spiegherebbe la relativa facilità delle parti destinate agli archi, soprattutto se messa a confronto con la complessità della parte del pianoforte. Ovviamente, quando poi, nel primo tempo, sentiamo le dita della violinista volare sulle corde, ci rendiamo conto che ciò che poteva essere "facile" per Beethoven, di norma per noi non lo è.
Scritto nel 1845, il Trio in do minore op. 66 di Felix Mendelssohn Bartholdy è, immotivatamente, assai meno noto del gemello op. 49.La struttura è curata nei minimi dettagli, i temi si impongono con una carica emotiva di immediato potere comunicativo, la scrittura si esprime nella maniera più efficace.
Perciò non può proprio dirsi una composizione marginale.Si affida inoltre ad una delle formazioni più usuali dell'età romantica, elaborandone le capacità dialoganti e di insieme senza inutili forzature.La tonalità d'impianto, do minore, è forse l'elemento coagulante nel carattere di questo Trio che coltiva colori scuri e linee severe, con l'unica eccezione, forse, nel Finale.
La successione dei tempi, simile a quella dell'op. 49, prevede un Allegro energico e con fuoco, il movimento più sviluppato della partitura; un Andante espressivo, pateticamente sentimentale; uno Scherzo: molto allegro quasi presto, breve ed acceso, e quindi il Finale: allegro appassionato, dove l'inserimento di un Corale contribuisce a concludere la composizione con una sfumatura di ottimismo.Il Trio, dedicato a Spohr, fu pubblicato da Breitkopf & Haertel, a Lipsia, nel 1845.

Consulta il programma ondine sul sito - www.suonieluoghidarte.com

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