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Dopo duemila anni ritorna San Casto nella Cattedrale

Calvi Risorta - Dopo quasi duemila anni dal suo martirio, avvenuto il 22 maggio del 66 d. C., il cranio e le ossa di S. Casto Martire sono ritornati nella cattedrale romanica di Calvi. I resti venerabili di quello che fu il primo Vescovo della...

Dopo quasi duemila anni dal suo martirio, avvenuto il 22 maggio del 66 d. C., il cranio e le ossa di S. Casto Martire sono ritornati nella cattedrale romanica di Calvi. I resti venerabili di quello che fu il primo Vescovo della Diocesi di Calvi, contemporaneo di San Paolo e di San Pietro del quale fu discepolo, sono tornati nella cattedrale calena grazie alla tenacia del parroco don Antonio Santillo. Vengono dalla Calabria, dono del vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi, Luciano Bux, al vescovo di Teano - Calvi mons. Arturo Aiello. Fu quest'ultimo, infatti, il 21 gennaio 2012 a chiedere in dono le sacre reliquie di S. Casto, patrono di Calvi, al vescovo Bux che diede mandato a don Antonio Scordo di procedere alla ricognizione del corpo del santo martire. Il 19 marzo scorso, lo Scurdo effettuò la ricognizione canonica dell'urna contenente il corpo del santo: il cranio completo di mandibola e le ossa (omeri, anca, costole, rotula, clavicola) e insieme alla Bolla di autentica dell'anno 1806, le chiuse in due teche di vetro e le sigillò con la ceralacca. Le ossa infatti furono prelevate nell'anno 1806 da Papa Pio VII dalle catacombe di S. Callisto a Roma per consegnarle all'allora cardinale di Napoli. Le due teche sono state donate e consegnate il 23 marzo scorso, da don Antonio Scordo a mons. Pasquale De Robbio, vicario della Diocesi di Teano Calvi, al parroco della cattedrale don Antonio Santillo e al sindaco Antonio Caparco, alla presenza del notaio Massimo Seminara e dei testimoni Giovanni Mammola e Christian Galluccio. Erano altresì presenti alla manifestazione il vicesindaco di Calvi Risorta Claudio De Biasio ed il comandante di P. M. Fabio Remino. Nel "Proprium Sanctorum pro Diocesi Calvensi", si legge che i sacerdoti pagani accusarono Casto presso Messalino, preside della Campania il quale prima ordinò che fosse percosso con bastoni e poi, insieme a Cassio, Vescovo di Sinuessa, che fosse bruciato vivo. Ma lui uscì miracolosamente illeso dalle fiamme; allora fu condotto a Suessa e fu sottoposto prima alla lapidazione e poi fu decapitato. I Calvesi lo elessero loro patrono e nascosero il suo corpo nella vecchia cattedrale di Calvi. Il corpo del Martire però, dopo il martirio della decollazione, rimase insepolto per 39 giorni, fino a quando il 1° Luglio dello stesso anno, alcuni cristiani calvesi, lo raccolsero di nascosto e lo trasportarono da Sessa a Calvi, dove rimase per nove secoli. Fino a quando nel 966 d. C., Landone, Duca di Gaeta, lo rapì nottetempo e lo trasportò a Gaeta. All'epoca, era Vescovo di Calvi Andrea Diacono il quale, cercò il corpo del S. Martire e, dopo due anni, ne ottenne dallo stesso Landone un braccio come una reliquia. Del resto del corpo se n'erano perse le tracce fino alla buona notizia di questi giorni.

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