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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Tullio De Piscopo, il jazzman di Porta Capuana

Napoli - "Il primo tamburo che abbiamo è nel nostro petto: il suo tumf-tumf è la nostra stessa vita, non si limita a darle il ritmo. Sarà per questo che quando una batteria comincia a suonare, cose ancestrali si muovono nel nostro inconscio…" Lo...

"Il primo tamburo che abbiamo è nel nostro petto: il suo tumf-tumf è la nostra stessa vita, non si limita a darle il ritmo. Sarà per questo che quando una batteria comincia a suonare, cose ancestrali si muovono nel nostro inconscio…" Lo scrive il giornalista e scrittore pugliese Pino Aprile nella prefazione del libro "Tempo, la mia vita" (Ed. Hoepli, 2014, 336 pagg., 18 euro) dove il grande batterista e musicista jazz napoletano Tullio De Piscopo, finalmente ha deciso di scrivere la sua vita, con alle spalle più di cinquant'anni di carriera artistica…. "Sono nato a Napoli il 24 febbraio 1946, nel quartiere di Porta Capuana, da Giuseppe De Piscopo e Giuseppina Zito. Quando aprii gli occhi per la prima volta, intorno a me vidi una miriade di bacchette, piatti da batteria, percussioni di tutti i generi, tamburi di ogni dimensione…insomma, c'è chi nasce con la camicia e chi con le bacchette in mano!". In effetti "La dinastia De Piscopo – sottolinea Aprile sempre nella prefazione – sono una stirpe rumorosa: fanno casino da generazioni… percuoteva il nonno, percuoteva il padre, percuoteva lo zio e il fratello. Che altro poteva fare il ragazzo, se non aveva visto (e soprattutto ascoltato!) altro? E non a caso uno dei suoi primi idoli della batteria fu il fratello Romeo, a cui era legatissimo, purtroppo scomparso a soli ventuno anni in circostanze strane e mai chiarite, il 29 agosto del 1957 mentre suonava con il gruppo del pianista Mario Romano a Bagnoli. Un dolore che non lo ha mai abbandonato, specie per uno come lui che ha messo sempre in primo piano gli affetti familiari ("La mia salvezza, l'amore dei miei cari"...la sua famiglia, la moglie Dina, le figlie, gli adorati nipoti). Di questo libro una cosa è certa: mai autobiografia fu più azzeccata! Per tante ragioni, non ultima, quella per cui la sua stesura è coincisa con l'inizio della sua ennesima "battle", questa volta non musicale, quando esattamente due anni fa, si è trovato a lottare con un tumore che lo ha colto di sorpresa…una battaglia che, fortuna sua, è stata vinta!...'O miracolo...come lui stesso l'ha definito. Tant'è che l'intensità e la grande forza emozionale che animano le pagine del libro sono legate alla gioia di aver riconquistato una nuova vita. Un'altra ragione di merito del libro è l'uso, qua e là, di espressioni gergali à la scugnizzo, proprie del suo modo di essere, così come lo conosciamo, con il risultato di regalare pagine e pagine di divertente e verace napoletanità...Azz!...'U Maronna…chillu strunz…Mamma do Carmine!...stamme a posto!...Bbuon'! In alcuni casi anche esilarante, come quella volta a Milano, fine anni '60, quando, con la febbre a 40, il dottore gli diagnosticò gli orecchioni e gli disse di comprare un medicinale per prevenire l'orchite…."E che cos'è dottò 'sta parola? Sia più chiaro!" "Le basti sapere che i suoi gioielli sono in pericolo…" Guardando mia moglie, chiesi già in ansia: " 'A uallera?"…"Si".. ribatterono insieme. Ma di gag come queste ce sono tante altre ancora! Milano è stata da sempre e lo è tuttora un punto di riferimento artistico per Tullio De Piscopo (è insegnante di batteria alla scuola NAM, Nuova Audio Musicmedia), ma Napoli è stata sempre nel suo cuore, come lo dimostra, in cima a tutto, la sua ammirazione e amicizia con due stelle della galassia musicale partenopea: Renato Carosone e Roberto Murolo. Proprio a quest'ultimo, che elogiò apertamente in occasione della sua partecipazione a Sanremo 1993, alla veneranda età di ottantun anni, con la canzone "L'Italia è bbella", un giorno gli fece vedere il Decalogo del Batterista, da lui scritto, e gli disse "Roberto, chist'è 'o decalogo. Te piace? "Tullio, tu si unicum" – rispose Murolo. Ma il grande fascino e la potenza di questo libro sta nel rendersi conto, a un certo punto, di come Tullio De Piscopo abbia attraversato in lungo e largo e da protagonista, la bellezza di quasi sessant'anni di storia della musica italiana, europea e statunitense. "Nel giugno del 1960, quando avevo appena quattordici anni, mio padre forse con un pizzico di incoscienza, ma sicuramente con l'intento di aiutarmi a crescere, decise per la prima volta di mandarmi fuori Napoli. Andai addirittura a Milano, per suonare in un'orchestra capitanata da un sassofonista e clarinettista di origine napoletana". E' da quel momento che Tullio inizierà una straordinaria carriera musicale, soprattutto come session man, suonando, dagli anni '60 ad oggi, con i più grandi musicisti di casa nostra, doltr'alpe e d'oltreoceano, da Celentano a Fausto Leali, da Fabrizio De Andrè a Enzo Iannaccci, a Pino Daniele, da Astor Piazzolla a Severino Gazzelloni, da Billy Cobham a Chet Baker, da Max Roach a Gerry Mulligan. Ma l'elenco dei musicisti, di ogni estrazione, con cui ha avuto modo di collaborare, per chi avrà modo di leggere il libro, è davvero sconfinato! Soprattutto di jazzman; "Jazz is wonderful!" come ama dire, la sua tanto amata musica jazz, a cui ha dedicato persino una poesia, riportata nel libro, nata sull'onda dell'entusiasmo di aver appreso che da lì a poco, nell' aprile del 1977, sarebbe andato per la prima volta negli Stati Uniti, in tournée con Luciano Tajoli, insieme a Sante Palumbo al piano e Marco Ratti al contrabbasso. Un libro interessantisssimo , pagina per pagina, e per chiudere in…grande bellezza, vi racconto l'aneddoto citato a pag. 217, quando Tullio ricorda il concerto di Umbria Jazz 1976 a Città di Castello, dopo di lui doveva suonare il mitico trombettista Dizzy Gillespie, che a sua volta, prima di salire sul palco, assistette agli ultimi brani del gruppo di De Piscopo. Quando finì il concerto, Dizzy incrociò Tullio e, tutto eccitato gli chiese "Whho was the drummer? What's his name? He was awesome!" (Chi era il batterista? Qual è il suo nome? Era fantastico!)..e Tullio rispose in un inglese maccheronico: "Sono io! Il mio nome è Tullio De Piscopo! Thank you very much!".

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