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Cultura Santa Maria Capua Vetere

Alla scoperta dei monumenti casertani: l'Anfiteatro Campano

Santa Maria Capua Vetere - Alcuni monumenti, pur se importantissimi, inspiegabilmente, non riescono a riscuotere il successo di pubblico che meriterebbero. Tra questi è sicuramente da annoverare l'anfiteatro Campano di Santa Maria C.V. che pur...

Alcuni monumenti, pur se importantissimi, inspiegabilmente, non riescono a riscuotere il successo di pubblico che meriterebbero. Tra questi è sicuramente da annoverare l'anfiteatro Campano di Santa Maria C.V. che pur trovandosi a pochi Km dalla più famosa Reggia Vanvitelliana, o forse proprio per questa ragione, rimane ancora oggi ai più un "Illustre Sconosciuto". La sua sorte si accomuna a quella della città nella quale sorgeva e ne segue il decadimento che coinvolge entrambi nei secoli avvenire.
La sconfitta di Annibale ad opera dei Romani costò cara alla antica Capua. Da quel momento iniziò il suo declino che culminò con la definitiva distruzione avvenuta nel 840 d.C. per mano dei Saraceni. La nascita della nuova Capua lungo il corso del Volturno nel punto in cui iniziava la via Casilina contribuì in qualche modo a generare confusione tra le due città la più antica delle quali si chiama, oggi, Santa Maria Capua Vetere.
Rivale di Roma, l'antica Capua la superava di molto in civiltà ed il suo anfiteatro (Anfiteatro Campano), famoso per la sua remota origine ed ampiezza, ci annunzia chiaramente il lusso e lo squisito gusto di quel popolo famoso per i suoi spettacoli, la sua mollezza e per il valore che lo distingueva nelle armi.
Il tempo sembra aver cancellato dalla memoria degli uomini la città ed il suo monumento, che per anni aveva gareggiato con il Colosseo in quanto a maestosità ed opulenza degli spettacoli, ancora oggi risulta, purtroppo, sconosciuto ai più. Il monumento fu per secoli oggetto di depredazione e spoliazione. I suoi sotterranei , poiché colmi di macerie, furono risparmiati allo scempio perpetrato nel corso del tempo e sono giunti pressochè intatti fino a noi.
Dopo secoli di forzato oblìo i suoi resti furono riportati alla luce - per volontà di Ferdinando II di Borbone - dall' archeologo Francesco Alvino autore del libro "ANFITEATRO CAMPANO" edito dallo Stabilimento Tipografico di Partenope, 1842 al quale ampiamente abbiamo fatto riferimento.
Poche parole scritte dallo stesso Alvino servono a dare un'idea di ciò che ai suoi occhi doveva essere stato l'insigne edificio.
L'anfiteatro campano ha forma ellittica perfetta, conosciuta col nome Apolloniana. Agli apici degli assi portanti sono posizionati i quattro ingressi principali, lungo le direttrici Sud – Nord ; Est- Ovest.
La sua costruzione risale al periodo della dominazione Etrusca, prima che Capua diventasse una città confederata di Roma. E' molto probabile che sia antecedente al più famoso Colosseo e che, anzi, sia stato preso a modello per il progetto del romano. Almeno due elementi avvalorano questa ipotesi:
• le leggi romane proibivano che si erigessero anfiteatri che superassero in ordine di grandezza il Colosseo ed il Campano lo supera in diverse dimensioni;
• alcuni errori presenti nelle forme del Campano, che impedivano la piena visibilità dell'arena da qualsiasi punto delle gradinate, furono corretti nel Flavio.
Fino al 325 d. C. data in cui Costantino emanò la prima proibizione di spettacoli sanguinosi, vi si praticarono ogni tipo di giochi ; la presenza a Capua di numerose scuole gladiatorie offriva combattimenti avvincenti e proponeva continuamente nuovi campioni. Successivamente a questa data, vi si praticarono solo cacce, ovvero, combattimenti tra fiere. L'arena era leggermente più alta lungo l'asse maggiore e digradante verso il perimetro alla base delle gradinate. Era cosparsa di sabbia che veniva aggiunta o asportata quando il sangue, troppo copioso, impregnava il suolo. Numerose aperture ai lati o sulla superficie stessa, consentivano l'ingresso e la fuoriuscita di animali, strutture sceniche, macchine e gruppi di combattenti. L'arena poteva essere allagata a piacimento per dar luogo a vere e proprie battaglie navali (naumachiae) cui prendevano parte numerosi partecipanti ,o anche, a lotte tra animali acquatici.
Allo scopo, attraverso un canale, pare si utilizzasse l'acqua del vicino Volturno che alla fine dello spettacolo veniva fatta defluire attraverso una serie di canalizzazioni presenti nei sotterranei. Proprio questi costituiscono oggi la parte più integra dell'intero monumento. Pilastri, volte, aperture, canali e mattoni risultano essere pressoché intatti. Poteva ospitare complessivamente 60000 spettatori divisi per sesso, importanza e classe sociale e, per il suo funzionamento, durante gli spettacoli, necessitavano 3000 addetti. Un velarium, ingegnosamente ancorato a lunghi pali fissati alle strutture portanti, garantiva ombra a tutti gli spettatori. Per gestirlo erano richiesti ben 800 uomini servendosi, forse, anche di congegni situati all'esterno del complesso. Tra questi addetti vi erano molti marinai Cilici. Molto probabilmente furono loro ad introdurre a Capua il culto del dio Mitra per il quale si costruì il Mitreo che è possibile visitare oggi con un unico biglietto insieme al Museo e all'Anfiteatro.
Un doppio colonnato adorno di marmi preziosi cingeva l'ellisse centrale conferendo al monumento una maestosità, una bellezza di forme ed una purezza di linee difficilmente eguagliabili. Composto da quattro ordini di arcate raggiungeva un'altezza massima di 169 palmi napoletani (Il palmo napoletano valeva:0,2633333670 metri - dal 1480 al 1840-) e conteneva 80 archi esterni. L'intero edilizio aveva l'asse maggiore di 645 palmi e l'asse minore ne misurava 530.
E' probabile che i blocchi di marmo che costituivano il colonnato fossero lavorati direttamente sul posto. Una teleferica appositamente costruita li prelevava dalla vicina cava di S.Angelo in Formis e li conduceva nel cantiere dove venivano sovrapposti ed uniti con un ingegnoso sistema di fusioni di piombo.
Tanta perizia, raffinatezza ed ingegno costruttivo hanno consentito al gigantesco manufatto di resistere agli attacchi degli uomini e del tempo, ed ancora oggi quando si attraversano le arcate,rapportandosi alle dimensioni dello spazio e del tempo, viene da chiedersi come sia stato possibile realizzare tutto ciò.
L'anfiteatro è facilmente raggiungibile dall'autostrada Roma Napoli (A1) uscita S.Maria C.V. La nuova uscita ne facilita di gran lunga il raggiungimento, anche se sarebbe opportuno preannunciarne la vicinanza con cartelli turistici lungo l'asse autostradale. Un ampio parcheggio illuminato di recente costruzione ha consentito maggiore visibilità all'insieme. Può accogliere numerose auto e pulman. Consente, inoltre, la sosta diurna e notturna di camper. Recenti scavi operati nello slargo antistante la porta sud, hanno aggiunto ulteriore valore al complesso archeologico . Nelle immediate vicinanze sono presenti Market, Bar e pizzerie dove è possibile gustare un'ottima pizza.
La sosta è possibile anche nei pressi della biglietteria che si trova a ridosso della Porta Sud. Presso il casello autostradale si può imboccare la Variante ANAS, che in pochi minuti conduce al Belvedere di San Leucio e alla città di Caserta. In direzione opposta, verso Ovest, ad appena 4 Km si trova la nuova Capua, attraente cittadina di impianto medioevale, dove nella cripta del Duomo è visibile un complesso marmoreo rappresentante un Cristo nel Sepolcro anch'esso di struggente bellezza.

foto di HOPELAND di Giuliano Bartolomeo – Marcianise (Ce), via Vivaldi, 10

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