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Economia Marcianise

L'email che rischia di distruggere tante vite: "Stabilimento chiuso, trasferiti in Sardegna"

Gli ex lavoratori della Jabil dovranno cambiare regione. "Drammatizzazione esasperata"

"Come avevamo già sollevato la situazione per i lavoratori ex Jabil di Marcianise sta vivendo una drammatizzazione esasperata. Oggi con una mail l'azienda ha comunicato il trasferimento di tutti i lavoratori in Sardegna per chiusura del sito”. Così in una nota Raffaele Apetino e Nicodemo Lanzetta rispettivamente segretario generale Fim Campania e segretario generale della Fim Cisl Caserta. Il trasferimento riguarda 23 ex dipendenti dello stabilimento di Marcianise.

Una storia paradossale. Dal 25 maggio 2020, data di assunzione dei 23 lavoratori da parte del Gruppo Orefice, che produce gruppi elettrogeni, i dipendenti non hanno, in sostanza, mai lavorato. Tutti i lavoratori interessati, infatti, sono stati unilateralmente posti, prima, in ferie e, poi, in cassa integrazione. Tra promesse non mantenute, impegni presi in sedi istituzionali alla presenza delle massime autorità del governo nazionale e regionale, e dopo aver incassato ingenti somme elargite dalla Jabil per incentivare l'uscita e la ricollocazione degli ex dipendenti, ieri l'ennesimo colpo di teatro. La società Orefice ha disposto il trasferimento di tutti i 23 lavoratori da Marcianise in Sardegna, comunicando la chiusura del sito campano, in realtà mai effettivamente funzionante.

“Già da tempo come Fim Cisl avevamo lanciato il grido di allarme verso le istituzioni e il Mise in quanto l'azienda Orefice che aveva ottenuto anche incentivi nel riassumere i lavoratori della Jabil ad oggi non aveva mai attivato un'attività produttiva” aggiungono i sindacalisti. "Non è possibile - rimarcano i due sindacalisti - continuare a desertificare il territorio di Caserta, abbiamo più volte sollecitato il Mise a prestare attenzione alle finte reindustrializzazioni da parte di aziende che utilizzano incentivi pubblici e privati e poi alla fine scappano dal territorio. È chiaro - concludono Apetino e Lanzetta - che non staremo a guardare e ci mobiliteremo come sempre a tutela dei lavoratori di Caserta ma è necessario oggi, non domani, che il Mise e la Regione intervengano subito a difesa dell'industria a Caserta".

"Siamo all'arroganza senza freni da parte di gruppi imprenditoriali spregiudicati che giocano con la vita delle persone e delle loro famiglie", commentano Alessandro Tartaglione e Roberto Iavarone, rispettivamente coordinatore provinciale e responsabile Politiche del Lavoro di Articolo Uno Caserta. "Questi lavoratori continuano - avevano coraggiosamente intrapreso la strada di affidarsi ad un'azienda che aveva promesso loro investimenti e lavoro sul nostro territorio. Ora si ritrovano, da un giorno all'altro, ad essere trasferiti in un'altra regione. E' una storia incredibile e vergognosa sulla quale il Mise, la Regione Campania, Confindustria e la stessa Jabil non possono far finta di niente. Chiederemo, anche attraverso il nostro gruppo parlamentare, di fare piena luce su questa vicenda che ha dell'incredibile e si configura come l'ennesimo caso di capitalismo predatorio".

"Si rimane disarmati di fronte la notizia che 23 lavoratori ex Jabil, che dovrebbero essere ricollocati all’interno del circuito produttivo del territorio siano stati con una semplice mail di colpo trasferiti in Sardegna - dichiara Marco Cerreto, commissario provinciale di Fratelli d'Italia e vice presidente dell’assemblea nazionale del partito della Meloni - non erano questi i termini dell’accordo sulla crisi Jabil, da anni all’attenzione del governo, sono stati elargiti molti fondi per creare tutte le condizioni di una armonica ricollocazione dei lavoratori in esubero, ma evidentemente c’e’ qualcuno in questo caso da parte privata, che non tiene fede agli impegni presi. Spero che il governo scongiuri, immediatamente quest’ennesima brutta pagina ed intervenga con forza, a tal proposito l’onorevole Giovanni Russo produrrà i dovuti atti di sindacato ispettivo al fine di sensibilizzare le istituzioni”.

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