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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Si svuota il centro storico: "Un ristorante su 4 a rischio chiusura"

L'allarme di Confcommercio sulla base delle stime del 2020. Documento alla Regione: "Riaprire locali anche in zona arancione"

Il 2020 registra una flessione nel commercio casertano. Una crisi, aggravata dall'emergenza Covid, che fa sentire i suoi effetti sia nel centro cittadino sia in periferia. E' quanto emerge dal dossier di Confcommercio Caserta che analizza la situazione al dicembre 2020 relativa al comparto commerciale del Capoluogo. 

I numeri

In due anni, dal 2018, si assiste ad un decremento del numero di attività sia in centro, - 14, sia in periferia, -8. Un'emorragia che è ancora più evidente se paragonata al 2012 con una flessione nel numero di esercizi pari a -52 del centro ed un -90 della periferia. Dall'analisi emerge come si registra una maggiore specializzazione delle imprese con la scomparsa di molti negozi "non specializzati" (19 tra centro e periferia). Flessione anche per il commercio ambulante soprattutto quello dei piccoli mercatini del centro. Aumentano, invece, gli alberghi soprattutto nel centro cittadino (+4 nel biennio) ma anche i pubblici esercizi o le attività della ristorazione (4 in più sia in centro che in periferia). 

Le proiezioni

E lo sguardo sul futuro sembra essere tutt'altro che roseo. Anzi. Secondo le stime di Confcommercio "un'attività su 4 della ristorazione chiuderà i battenti mentre tra quelle aperte un dipendente su 5 rischia di finire a casa", fa sapere il presidente della Fipe Caserta Giuseppe Russo. "I numeri evidenziano come di questo passo si va verso la desertificazione dei centri storici, a Caserta come in altre realtà - prosegue Russo - Serve investire con il Recovery plan sui centri storici e sul turismo". Ma non di certo una pioggia di finanziamenti tout court piuttosto "azioni integrate per programmare servizi attrattivi sia per la cittadinanzia sia per i turisti". 

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L'impatto del Covid

Una situazione, come detto, che è resa più pesante dall'emergenza Covid in corso. "L'impatto è devastante - dice ancora Russo - Prendiamo ad esempio i baretti della Movida a Caserta. Non so se con le chiusure attuali riusciranno tutti a riaprire e questo produrrà altra desolazione del centro storico, come già avvenuto, ad esempio, in corso Trieste". 

"Riaprire i ristoranti"

E proprio le recenti limitazioni della "zona arancione" rappresentano un rischio per decine di imprese. Al riguardo, nei giorni scorsi, Fipe Campania ha formulato una serie di proposte alla Regione per superare l'impasse. Tra queste la "riapertura a pranzo, fino alle 18 in zona arancione e a pranzo e cena, fino all’orario di coprifuoco in zona gialla". Inoltre i ristoratori chiedono di rivedere il sistema dei colori ragionando sul "micro" e non più sul "macro". In altri termini la richiesta è di disporre provvedimenti limitati alle sole zone dove si registra una maggiore diffusione del virus. "E' inammissibile chiudere le attività per un'intera regione quando i focolai sono circoscritti solo ad alcune aree - tuona Russo - Mentre noi restiamo chiusi si continua ad assistere ad assembramenti nelle piazze o ad esempio sui lungomare. Servono più controlli e far aprire i ristoranti in sicurezza". 

Le proposte Fipe

Tra le richieste della Fipe Campania alla Regione, infine, quelle relative alle modalità per riaprire i locali. La linea tracciata prevede, tra le altre cose, il divieto di consumare al di fuori del locale, App per regolare il flusso delle prenotazioni in modo da evitare assembramenti, packaging dei cibi e bevande da asporto a prova di "rapido consumo", ed ovviamente le distanze tra i tavoli ed il contingentamento a 4 commensali per tavolo. Inoltre, Confcommercio prevede anche servizi di 'controllo' per i commercianti che non rispettano le regole tra cui l'attivazione di un numero telefonico per segnalare violazioni delle misure di sicurezza. 

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