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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

La muffa diventa arte alla Reggia di Caserta | FOTO

Inaugurato il progetto artistico Genius Loci

E' stata inaugurata alla Reggia di Caserta la prima mostra del progetto artistico Genius Loci. L’esposizione è stata presentata da Vincenzo Mazzarella, Responsabile degli eventi e della comunicazione della Reggia; Gianluca Marziani, curatore del progetto artistico; il duo Ttozoi Stefano Forgione e Giuseppe Rossi.

"Genius Loci" nasce dall’idea di realizzare opere d’arte direttamente nei luoghi storici prescelti, attraverso l’originale tecnica della proliferazione naturale di muffe su juta, con interventi pittorici successivi. I luoghi prescelti per questo originale progetto artistico, unico nel suo genere, e sviluppato con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo MiBACT, sono stati due siti Unesco, simboli universali della cultura architettonica, artistica ed archeologica italiana: la Reggia d Caserta (14 novembre 2017) con la sua Necropoli Sannita databile al IV sec a.C., riportata alla luce nel 1990 nell’area sottostante il secondo cortile e l'Antiteatro del complesso Archeologico di Pomperi (19 dicembre 2017) dove il duo ha avuto a disposizione gli ambulacri, sepolti dall’eruzione del Vesuvio del 79 e successivamente riportati alla luce.

Genius Loci alla Reggia di Caserta

Per Caserta e Pompei, gli artisti hanno creato delle opere in situ, implementando diverse installazioni costituite da teche sigillate, all’interno delle quali le tele hanno dimorato per circa 40 giorni, durante i quali il Tempo e la Natura fanno il resto. Questo perché, durante la gestazione, è la tela che cattura l’humus, l’anima del luogo, andando oltre il visibile e permettendo di trasferirvi la memoria del “contenitore” culturale mediante due fattori: il “condizionamento emotivo” e il “condizionamento ambientale”, in grado di evocare nella mente dell’osservatore la storia e le suggestioni dei luoghi prescelti. Il processo “naturalmente informale e concettuale” realizzato a quattro mani dal duo, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta, poi riposte in particolari teche che favoriscono la naturale proliferazione di muffe, con manifestazioni sempre diverse: nutrendosi della sola parte organica, le spore interagiscono con l’opera secondo uno schema ignoto ed apparentemente caotico. In realtà Ttozoi monitora costantemente la progressione del processo, fin quando decide di interromperlo, secondo una declinazione di “salvataggio dall’estetica in purezza”. Segue dunque la rifinitura e l’ultimazione delle tele, che, da questo momento, non subiscono ulteriori mutazioni naturali.

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