Torture in carcere, la Procura insiste e chiede l'arresto di 20 poliziotti
I magistrati al Riesame per ottenere provvedimenti cautelari dopo lo stop alla proroga
Ricorso al Riesame da parte della Procura per 20 agenti della polizia penitenziaria coinvolti nella maxi inchiesta sulle torture al carcere di Santa Maria Capua Vetere nel corso della mattanza del 6 aprile del 2020.
Si tratta degli stessi agenti per i quali a dicembre era stata invocata la proroga della misura cautelare degli arresti domiciliari. Richiesta respinta dal gup Pasquale D'Angelo. Il provvedimento del gup sammaritano è stato impugnato al Riesame, con l'udienza che è stata celebrata dinanzi all'ottava sezione del tribunale di Napoli (presidente Pepe).
La Procura ha reiterato la propria richiesta. I difensori degli indagati, invece, hanno chiesto l'inammissibilità del ricorso, sia evidenziando quanto già sostenuto dal gup D'Angelo nella sua ordinanza di rigetto (motivato dall'insussistenza delle condizioni per la concessione della proroga) sia ribadendo come lo stesso Riesame abbia annullato anche i residui obblighi di dimora, con gli indagati, che restano sospesi dal servizio, che sono a piede libero.
Argomentazioni su cui i giudici del Riesame si sono riservati con la decisione attesa nei prossimi giorni. Nel collegio difensivo sono impegnati - tra gli altri - gli avvocati Mariano Omarto, Giuseppe Stellato, Carlo De Stavola, Angelo Raucci, Vittorio Giaquinto, Michele Spina, Ernesto De Angelis, Eduardo Razzino, Alfonso Stravino, Mario Corsiero e Roberto Barbato.
Intanto, in aula bunker, prosegue l'udienza preliminare per la quale la Procura ha invocato 105 rinvii a giudizio (2 procederanno con abbreviato mentre per un altro imputato è stata chiesta sentenza di non luogo a procedere). Contestualmente il gup D’Angelo ha revocato l’obbligo di dimora a carico di Merola, Salerno e l’ispettore Piccolo (classe 1964), tutti difesi dall’avvocato Angelo Raucci. Una decisione che arriva dopo la decisione del tribunale del Riesame per Raffaele Piccolo (classe 1973) a cui era stata annullata l’ordinanza su richiesta del difensore Mariano Omarto.
