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Cronaca

I soldi della mafia anche a Caserta: ecco cosa ha svelato l’indagine su Cosa Nostra

L'indagine sul business delle scommesse della Dda di Palermo arriva nel capoluogo. Volume d'affari da 100 milioni. Otto arresti

Da Palermo a Caserta. Il business delle scommesse legato a Cosa Nostra, con un volume d'affari stimato di oltre 100 milioni, arriva fino alle porte della Reggia vanvitelliana. L'inchiesta "All in", coordinata dalla Dda di Palermo e condotta dalla Guardia di Finanza, tocca anche il Capoluogo, in particolare la sala da gioco di via Roma. 

L'inchiesta "All in"

Gli inquirenti hanno ricostruito una vera e propria ragnatela fatta di passaggi societari, acquisizioni di rami d’azienda a prezzi irrisori, spesso da parte di persone che non hanno mai dichiarato redditi e prestanome, fino all’ottenimento di concessioni governative per la gestione di giochi e scommesse sportive. Un sistema che avrebbe avuto l’unico scopo di nascondere chi fosse “il vero dominus delle attività imprenditoriali”, ovvero il boss di Palermo Centro, Francesco Paolo Maniscalco, ritenuto il garante della mafia nel settore del gaming. 

Tra le società sequestrate c'è, riferiscono i colleghi di PalermoToday, la "Tierre Game srl", assegnataria di 2 concessioni rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la 4513 e la 4544, a cui sono collegati 12 diritti ed altrettante agenzie di scommesse, tra cui quella di via Roma a Caserta. 

LE INTERCETTAZIONI

Otto arresti

L'operazione ha portato all'arresto di 8 persone accusate a vario titolo di partecipazione e concorso esterno nell'associazione di stampo mafioso Cosa nostra, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, "questi ultimi reati aggravati dalla finalità di aver favorito le articolazioni mafiose cittadine", dicono gli inquirenti. L'indagine ha delineato "l’esistenza di un gruppo di imprese gravitante intorno alle figure centrali di Francesco Paolo Maniscalco, soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso, già condannato per la sua organicità alla famiglia di Palermo Centro, e di Salvatore Rubino, imprenditore che ha messo a disposizione dei clan la propria abilità imprenditoriale al fine di riciclare denaro di origine illecita e, al contempo, di esercitare un concreto potere di gestione e imposizione sulla rete di raccolta delle scommesse".

L'infiltrazione del settore del gioco

Non solo. Sono state anche ricostruite "le metodologie attraverso cui l’organizzazione criminale è riuscita ad "infiltrarsi" nell’economia "legale" attraverso il controllo di imprese – la cui gestione operativa occulta veniva progressivamente demandata a Vincenzo Fiore e Christian Tortora - che detengono, anche a seguito della partecipazione a bandi pubblici, le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive, sviluppando nel tempo una strategia operativa di stampo aziendalistico protesa alla massimizzazione dei profitti".

I sequestri

Le società sequestrate si trovano tra Palermo, Roma, la provincia di Salerno e Milano. Si tratta, in città, della “Bet for bet srl” di via Ildebrando Pizzetti 44, della “Lasa Giochi srl” di via Leonardo da Vinci 235, della “Villageintralot srls” di via Verdinois 22, della “Ditta individuale Accardi Fabrizio” di via Altofonte 117, con luogo di esercizio in via Ernesto Basile 162, della “Ditta individuale Massaro Antonino” di viale Regione Siciliana Nord Ovest 2507, con luogo di esercizio in piazza Ballarò 10, ma anche della “Tierre Games srl” di via Panfilo Castaldi 10, a Roma, della “Gierre Games srl” di via Bixio 12 a Bellizzi, in provincia di Salerno, della “Gaming Management Group srl” di via Roberto Lepetit, a Milano.

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