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Cronaca Carinola

Piazza di spaccio in carcere, la droga 'calata' con le corde da un piano all'altro

I retroscena dell'operazione che ha portato all'arresto di 14 persone per detenzione di sostanze stupefacenti e possesso di telefonini nel carcere di Carinola

L'accordo tra fratelli, entrambi detenuti, per fare arrivare la droga e i cellulari in carcere; il coinvolgimento di altro detenuto il cui silenzio doveva esser pagato con 8 dosi di hashish; la consegna al centro smistamento da una complice 'amica di famiglia'; il piano di rivendita all'interno del carcere per ricavare 1300/1400 euro.

Sono i retroscena dell'operazione dei carabinieri della compagnia di Capua e della polizia penitenziaria del carcere di Carinola che ha portato all'arresto di 14 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione presso il carcere di Carinola dove erano detenute. I due fratelli D'Avino, Bruno e Vincenzo entrambi reclusi, mediante conversazioni telefoniche, si erano accordati per fare entrare in carcere un pacco alimentare contenente droga e telefoni cellulari avente come destinatario Samuele Artiaco che per la sua disponibilità doveva ricevere 8 dosi di hashish. Il pacco venne inviato all'istituto penitenziario da una amica di famiglia dei germani. Al suo interno erano nascoste 37 dosi di hashish per un peso complessivo di 46,7 grammi occultate in fette di carne cotta contenuta in una busta in plastica oltre che 3 cellulari. Il pacco però venne intercettato dagli agenti della polizia penitenziaria che lo sequestro.

Alla notizia del sequestro i fratelli si dovettero ingegnarsi e recuperare la droga in altro modo. La droga era stata pagata 300 euro. Per commissionarla di nuovo all'esterno vendettero un telefono cellulare. Dalla vendita dello stupefacente i fratelli si aspettavano di ricavare 1300/1400 euro. Piani sfumati per via del sequestro dei poliziotti penitenziari. La droga in carcere arrivava non solo attraverso pacchi alimentari ma anche attraverso l'inoltro di buste da corrispondenza con dentro striscioline di droga oppure occultata nelle parti intime. Una volta in carcere veniva passata da cella a cella con fili calati tra le finestre delle celle alla cui estremità c'era lo stupefacente. Nel corso dell'attività investigativa sono stati recuperati 1,7 chili di droga, 9 cellulari, 20 schede telefoniche. Lunedì prossimo (19 febbraio) comincia la prima serie di interrogatori dinanzi al gip Emilio Minio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nella difendono impegnati gli avvocati Daniele Delle Femmine, Gennaro Caracciolo, Pierluigi Grassi.

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