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Cronaca Pignataro Maggiore

Pietro Ligato si allinea ai fratelli e fa scena muta davanti al giudice

Il figlio del boss di Pignataro Maggiore non risponde alle domande del magistrato

Scena muta anche per Pietro Ligato. Dinanzi al gip Pasquale D'Angelo del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in rogatoria al gip Fabrizio Finamore del Tribunale di Napoli, Ligato si è avvalso della facoltà di non rispondere, assistito dai legali Carlo De Stavola e Elisabetta Carfora. Fronte comune con i fratelli Raffaele Antonio e Felicia.

Interrogatorio di garanzia anche per Fabio Papa. I tre figli del boss Raffaele Ligato - Pietro, Felicia e Raffaele Antonio - insieme a Fabio Papa sono stati coinvolti nell'operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta unitamente ai colleghi del Comando Compagnia di Capua, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea poiché ritenuti  gravemente indiziati dei reati di estorsione, tentata estorsione e di lesioni personali, aggravati dalla finalità di agevolare il clan camorristico “Lubrano-Ligato” egemone nel comune di Pignataro Maggiore. 

I provvedimenti restrittivi (dei quali 3 in carcere di cui si sono destinatari i fratelli Ligato e 1 agli arresti domiciliari di cui è destinatario Papa) costituiscono il risultato di un’intensa attività investigativa, avviata nel mese di agosto e condotta attraverso un’ampia piattaforma tecnica ed una mirata attività esterna di riscontro, che ha consentito di: disvelare la realizzazione di condotte estorsive decennali compiute, sin dal 2007, nei confronti di imprenditori operanti nel settore delle onoranze funebri in Pignataro Maggiore, i quali, subendo azioni intimidatorie, corrispondevano la somma di euro 3000 mensili; accertare il compimento di un’ulteriore estorsione ai danni di un imprenditore di Pastorano, al quale si imponeva la consegna di un lotto del cimitero di Pignataro Maggiore oppure la somma di 18000 euro; documentare come gli indagati, per affermare la supremazia sull’area di influenza, non abbiano esitato a fare ricorso ad atti intimidatori e/o violenti, così come accaduto nei confronti di un 56enne di Pignataro Maggiore operaio in una ditta di traslochi, aggredito per futili motivi con l’utilizzo di spray urticante ed un tirapugni.

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