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Cronaca

Gabriel in lacrime davanti ai giudici: "Non volevo uccidere Gennaro. Sono pentito"

Il 21enne di Caivano chiede scusa ai genitori del boxeur 18enne: "Ora il senso di colpa mi opprime"

"Non volevo ucciderlo. Chiedo scusa ai genitori di Gennaro". Sono questi alcuni passaggi delle dichiarazioni rese ai giudici della Corte d'Assise da Gabriel Ippolito, il giovane di Caivano accusato dell'omicidio di Gennaro Leone, 18 anni di San Marco Evangelista, ucciso da una coltellata alla coscia durante una lite nella movida di via Vico, a Caserta, nell'agosto dell'anno scorso. 

Nel corso dell'udienza Ippolito, difeso dagli avvocati Angelo Raucci e Michela Ponticelli, ha rifiutato di sottoporsi all'esame da parte dei giudici rendendo dichiarazioni spontanee alla corte presieduta da Roberto Donatiello. Con le lacrime agli occhi Gabriel ha sottolineato: "Sto vivendo in un film, non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere". Il 21enne di Caivano ha ricordato come "sono un ragazzo che ha sempre studiato e dopo la scuola sono andato a lavorare a Rimini". Quella maledetta sera "ero rientrato per svolgere l'esame per la patente di guida". Quasi una fatalità che aveva portato i due ragazzi ad incrociarsi per poi affrontarsi a sangue.  

Sul delitto, le sue modalità, l'arma mai ritrovata, Gabriel non ha aggiunto nulla se non sul suo allontanamento a Castel Volturno dopo la coltellata costata la vita a Gennaro: "Non capivo più niente per questo mi sono allontanato. Quando mia mamma mi ha chiamato per dirmi che c'erano i carabinieri a casa sono tornato subito. Non avevo intenzione di scappare". Gabriel, con la voce rotta dal pianto, ha ribadito più volte: "Sono pentito. Non volevo uccidere Gennaro ed ora vivo con questo senso di colpa che mi opprime. Sto male. Chiedo scusa alla famiglia di Gennaro - ha detto ancora Gabriel - Chiedo scusa ai genitori". 

Nel corso dell'udienza è stato escusso anche il luogotenente Coppola, comandante della stazione carabinieri di Caserta, che nell'immediatezza dei fatti sentì le testimonianze di alcuni amici di Gennaro (già ascoltati anche in udienza) che indicarono in Gabriel l'omicida del boxeur 18enne. Si torna in aula poco prima di Natale.  Al processo i familiari di Gennaro Leone si sono costituiti parte civile con gli avvocati Alfredo Plini ed Alberto Tartaglione mentre il Comune di Caserta si è costituito con l'avvocato Carolina Mannato. 

Gennaro Leone, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, venne accoltellato ad una gamba da Gabriel Ippolito durante una lite per futili motivi. Uno sguardo di troppo, le parole che diventano grosse, le minacce ed infine il fendente che gli recise l'arteria femorale. Dopo l'accoltellamento rimase a terra, in via Vico, nel cuore di Caserta, venendo soccorso prima da alcuni passanti, poi la corsa in ospedale dove purtroppo il suo cuore smise di battere qualche ora più tardi. 


 

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