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Cronaca Marcianise

Tre omicidi nella guerra di camorra: svolta in cassazione per il boss Belforte

Per la Suprema Corte da rivalutare il riconoscimento della continuazione tra i delitti

Gli omicidi commessi dal boss Domenico Belforte sono da considerarsi parte di un progetto criminale 'unitario'. Lo ha sancito la Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso presentato dai difensori del capoclan dei Mazzacane disponendo un nuovo giudizio per valutare la continuazione tra i reati con la concessione di uno sconto di pena.

Si tratta di tre sentenze per altrettanti fatti di sangue avvenuti il 25 marzo 1992, il 5 dicembre 1997 e il 17 luglio 1997 nell'ambito della faida tra i Belforte ed i rivali del clan Piccolo, noti come 'Quaqquaroni'. Omicidi per cui il giudice dell'esecuzione ha rigettato l'istanza del riconoscimento del vincolo della continuazione ritenendo i delitti avvenuti "sulla scorta di risoluzioni distinte assunte al momento sulla
base di circostanze contingenti ed occasionali". 

Ad avviso della difesa di Belforte, invece, i delitti sarebbero stati tutti commessi "al fine di attuare il predominio assoluto della propria organizzazione ... nell'ambito di una strategia unitaria volta all'eliminazione di tutti gli avversari, attraverso agguati commessi con modalità esecutive sovrapponibili". Argomentazioni che sono state accolte dalla Corte di Cassazione che ha disposto un nuovo giudizio dinanzi alla corte partenopea. 

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