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Cronaca San Cipriano d'Aversa

Documenti falsi per permessi di soggiorno, una donna provvedeva a consegnarli e a incassare il denaro

L'inchiesta ha portato a misure cautelari per 7 persone

Ricoprivano il ruolo di intermediarie seppur in modo diverso. L'una tranquillizzando i clienti sulla genuinità dei documenti rilasciati ed occupandosi dello scambio vero e proprio tra contanti e atti falsi, l'altra essendo l'intestataria della Postepay dove venivano effettuati i saldi per il rilascio dei falsi documenti e che gestiva con il fratello, Deus ex machina dell'organizzazione criminale, l'imponente flusso di denaro proveniente dai cittadini extracomunitari provvedendo successivamente alla spartizione con i vari affiliati.

Si tratta di Franca Lanza, 48enne di Torre del Greco moglie di Raffaele Salerno, 49 enne di Pompei e di Vincenza Di Dona, 44enne di Napoli sorella di Pietro Di Dona 51enne di San Cipriano d'Aversa capo e promotore di una organizzazione criminale finalizzata alla commissione di falsi e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono i destinatari insieme ad altri 3 soggetti di un provvedimento cautelare emesso dal gip Orazio Rossi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere all'esito di un'articolata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Caserta.Si sono quindi aperte le porte del carcere nei confronti di quelli che sono considerati i vertici dell'associazione: Pietro Di Dona, 51enne di San Cipriano d'Aversa, ritenuto capo e promotore dell'associazione, e Giuseppe Ciervo, 53enne di Napoli, il sedicente 'commercialista' che si occupa di produrre la documentazione falsa per i permessi di soggiorno. Obbligo di dimora nel comune di residenza per Carmine Riccardo, 54enne di San Cipriano d'Aversa; Francesco Di Nardo, 53enne di Giugliano in Campania; Vincenza Di Dona, 44enne di Napoli; Raffaele Salerno, 49enne di Pompei; e Franca Lanza, 48enne di Torre del Greco.

Nel corso dell'attività d'indagine sono state inoltre denunciate a piede libero 200 persone - tutte straniere - che avrebbero beneficiato dei servizi offerti dal sodalizio.L'attività investigativa, ha consentito di individuare una struttura dedita alla falsificazione di patenti di guida ed attestati di residenza in favore di cittadini extracomunitari, che necessitavano del rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno. In particolare, i componenti del sodalizio, individuati i soggetti extracomunitari, per conoscenza diretta o per il tramite di altri loro connazionali compiacenti, provvedevano a procurarsi patenti di guida, con il relativo sigillo dello Stato falso, ovvero a falsificare attestati di residenza, riportanti timbri falsi del Comune cedendo, poi, a fronte del pagamento di somme di danaro variabili fra i 900 e i 5.500 euro, tale documentazione, utilizzata per richiedere il rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno. Un ruolo ben preciso lo avevano le due donne coinvolte nell'inchiesta. Franca Lanza residente a Montecchio Emilia (RE), insieme al marito Raffaele e la figlia Valentina erano i 'ganci' a Reggio Emilia per conto di Pietro Di Dona. In una occasione riuscirono a spillare 5.500 euro ad un uomo che si rivolse a loro giacché la figlia dei coniugi indagati si professava dipendente dell'Autoscuola Americana di Caserta, utilizzata dal sodalizio criminale all'insaputa del titolare.

La famigliola truffaldina incontrò la vittima in un bar che chiedeva loro di accelerare le pratiche per i suoi due figli dislessici al fine di conseguire il titolo di guida. L'accordo per il rilascio delle false attestazioni avvenne in 3 mesi. Prezzo pattuito 5.500 euro. La vittima versò un acconto di 3000 euro. Qualcosa però non andò secondo i piani della famiglia e le donne intervennero per tranquillizzare l'uomo riguardo l'autenticità degli attestati mostrando quelli della scuola guida casertana. Ciò consentì il pagamento dell'intera somma pattuita. Vincenza Di Dona gestiva col fratello Pietro Di Dona le movimentazioni di denaro provenienti dagli extracomunitari. Era l'intestataria della carta di credito dove avvenivano le transazioni. Il denaro poi veniva reimpiegato per i pagamenti agli affiliati o per acquisti "dubbi" come nel caso del promotore della consorteria criminale , percettore del reddito di cittadinanza di una vettura del valore di 40.000 euro.

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