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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Cellole

Frustati con la cinghia di gomma nei campi: "Mi sento come quando ero in Libia"

Divieto di dimora per padre, due figli e un altro familiare. Le dichiarazioni shock delle vittime dopo un blitz dei carabinieri nell'azienda: "Chi scappava premiato con 500 euro"

Chi si ribellava veniva minacciato con una cinghia di gomma brandita come una frusta. Emerge dalle dichiarazioni dei migranti, dipendenti di una società agricola attiva tra Sessa Aurunca e Cellole, finita al centro di un'indagine del Nil dei carabinieri sul caporalato.

Nel mirino degli inquirenti sono finiti Giuseppe Rinaldi, 65enne; i suoi due figli Domenico e Vincenzo, di 36 e 33 anni; e il genero Salvatore Di Biase, 41 anni, tutti di Marano di Napoli. Tutti sono destinatari del divieto di dimora in provincia di Caserta disposto dal gip Orazio Rossi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura. 

A far scattare l'indagine è un controllo effettuato dai carabinieri nel maggio 2021. Dagli accertamenti emerge come tra i dipendenti dell'azienda figurino solo i familiari di Rinaldi - amministratore unico della "Campofelice società agricola srl" - ma effettivamente solo Di Biase e i figli Vincenzo e Domenico prestano servizio nell'azienda. Nei campi, però, i carabinieri trovano una decina di extracomunitari, impiegati in nero ed alcuni dei quali irregolari sul territorio nazionale. L'attività viene sospesa con l'obbligo di regolarizzare quelle assunzioni. Cosa che viene fatta dal titolare.

Un dipendente riferisce che il giorno del blitz dei carabinieri "nel momento in cui Vincenzo vi vide arrivare disse che a chi scappava, non facendosi generalizzare, avrebbe dato 500 euro di premio". Qualcuno lo fa, altri no. La sanzione è pesantissima: "Domenico disse che per colpa nostra avrebbe ricevuto un verbale di 70mila euro", dice uno dei ragazzi 'sfruttati'. Qualcuno dei lavoratori denuncia di lavorare lì già dall'anno prima e la reazione dei titolari è veemente: "Vincenzo mi disse: 'credevo tu fossi una brava persona invece sei un vero bastardo', riferendosi a quanto avevo dichiarato in sede di ispezione". 

Secondo quanto riferito, i migranti sarebbero stati prelevati ogni giorno verso le 5,30 alla rotonda di Pescopagano, a Mondragone, e condotti nei campi a lavorare: dalle 6 alle 18. Ore ed ore di lavoro, sotto il sole e per essere pagati per quasi la metà del tempo. E chi si ribella viene aggredito. "Veniamo spesso maltrattati - dice uno dei lavoratori - Ricordo un episodio in cui un ragazzo di colore si era lamentato con Totò (Salvatore Di Biase nda) poiché non aveva ricevuto il pagamento. Eravamo nel furgone andando verso il capannone. Durante il tragitto il ragazzo straniero cominciò a fare un video con il suo telefonino. Allora, Totò avvisò Domenico e Vincenzo. Vincenzo prelevò una cinghia di gomma e minacciò di colpire il ragazzo". Un altro ragazzo viene aggredito con la cinghia di gomma per essersi fermato a fumare una sigaretta, tra l'altro dopo l'orario di lavoro.

Maltrattamenti che uno dei migranti descrive come quelle subite in Africa: "Mi sento come stavo in Libia e mi sento come se dietro di me ci fosse una persona che mi punta una pistola", ha detto agli inquirenti. 

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