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Cronaca

Droga e manifesti elettorali: i verbali di Froncillo nel fascicolo del giudice

Per il collaboratore di giustizia Agostino Capone avrebbe percepito lo stipendio dal clan

La figura di Agostino Capone, fratello del ras dei Belforte su Caserta Giovanni Capone, al centro delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Froncillo, acquisite nel corso del processo a carico di 11 persone coinvolte nell'inchiesta sul racket dei manifesti elettorali per le elezioni regionali del 2015 e lo spacciodi droga all'ombra della Reggia. 

Secondo quanto riferito da Froncillo, Agostino Capone sarebbe "un fiancheggiatore del gruppo di Antonio Della Ventura su Caserta" e quando venne arrestato avrebbe "percepito uno stipendio di 1000 euro al mese". Si torna in aula alla metà di gennaio quando saranno sentiti altri tre collaboratori di giustizia: Cuccaro, Gerardi e Giacomo Nocera. 

Con Capone alla sbarra ci sono anche personaggi politici come l'ex vicesindaco di Caserta Pasquale Corvino e l'ex sindaco di San Marcellino Pasquale Carbone, accusati di corruzione elettirale con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso caduta in udienza preliminare; Paolo Cinotti, 34 anni di Caserta; Silvana D'Addio, 46 anni di Caserta; Roberto Novelli, 54 anni di Caserta; Pasquale Valerio Rivetti, 26 anni di Maddaloni; Gianfranco Rondinone, 36 anni di Caserta; Mariagrazia Semonella, 46 anni di Caserta; Alberto Francesco Spaziante, 44 anni di Caserta; Antonio Zarrillo, 52 anni di Capodrise.

Le indagini hanno permesso di accertare che Giovanni Capone, referente dei Belforte su Caserta e all’epoca detenuto, utilizzando dei “pizzini” aveva dato precise disposizioni al fratello Agostino affinché si occupasse dell’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta. Quest’ultimo, avvalendosi della collaborazione materiale di Vincenzo Rea, Antimo Italiano, Antonio Merola e Antonio Zarrillo, avrebbe imposto ai candidati di fare riferimento alla società di servizi “Clean Service”, a lui riconducibile in quanto intestata alla moglie, Maria Grazia Semonella. L'imposizione avveniva sia con intimidazioni esplicite, come captato nel corso delle intercettazioni, sia attraverso minacce rivolte ai singoli soggetti sorpresi ad affiggere i manifesti a tarda notte, sia coprendo i manifesti affissi senza ricorrere alla loro società, facendo poi arrivare il messaggio che tale inconveniente non si sarebbe verificato se si fossero rivolti alla società Clean Service. 

Per quanto riguarda la corruzione elettorale, invece, dalle indagini è emerso come Pasquale Corvino avrebbe chiesto l’appoggio elettorale nel territorio di Caserta, promettendo a Agostino Capone e Vincenzo Rea la somma di 3.000 euro ciascuno, buoni spesa e buoni carburante, oltre ad un "regalo" per Giovanni Capone Anche il candidato Pasquale Carbone, attraverso un intermediario, si era rivolto a Antonio Merola, affiliato al clan Belforte, fazione di Capone, per ottenere voti e, come corrispettivo, avrebbe versato la somma di 7.000 euro, in cambio di cento voti nel Comune di Caserta.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Roberto e Massimo Garofalo, Nello Sgambato, Davide De Marco, Vittorio Caterino, Michele Di Fraia, Stefano Alessandrelli e Romolo Vignola. 
 

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