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Cronaca

Soldi e smartphone per 'bloccare le indagini': arrestati due finanzieri casertani

L'inchiesta sulle frodi carosello e la corruzione di appartenenti alle fiamme gialle ed all'agenzia delle entrate. Sequestrati 8 milioni di euro

Due finanzieri casertani sono stati arrestati dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di un'indagine su un'ingente frode d'iva di livello transanazionale attraverso la commercializzazione, a prezzi estremamente bassi, di prodotti elettronici. 

In manette sono finiti Mario Di Lucia, 62 anni residente a Caserta, e Generoso De Santis, 43 anni residente a Lusciano. Nel complesso sono 13 gli indagati (di cui 12 arrestati) a vario titolo tra imprenditori e professionisti. Tra essi figura anche un ex dirigente dell'agenzia delle entrate: Antonio Cristofaro. L'inchiesta ha fatto emergere come una società di consulenza sia stata utilizzata per ricevere illeciti pagamenti dagli imprenditori per la corruzione di pubblici ufficiali che avrebbero dovuto chiudere un occhio sul sistema. 

In particolare Giulio Ferri, di Roma, e Michele Petrellese, di Afragola - anche loro arrestati - sarebbero state le menti del sistema di frodi carosello realizzate da società cartiera italiane e società conduit con sede in Repubblica Ceca ed Albania. Entrambi si sarebbero rivolti ad altri indagati, Giovanni Pizzicato e Fabrizio Mezzaro, gestori occulti della società di consulenza Getsure, che riceveva i soldi da destinare per la corruzione dei pubblici ufficiali. Giuseppe Pizzicato, invece, avrebbe tenuto i contatti con gli imprenditori che chiedevano l'intervento del sodalizio per "bloccare le indagini" a loro carico da parte della guardia di finanza (risulta indagato anche un terzo militare) e dell'agenzia delle Entrate. 

Come si bloccavano le indagini? Pagando finanzieri come Di Lucia e De Santis, entrambi in servizio a San Giovanni a Teduccio, per chiudere un occhio. Dazioni in denaro ma anche altre utilità come cellulari Iphone 13 o Samsung. In cambio le "divise sporche" avrebbero fornito informazioni sulle indagini in atto su 'clienti' della società di consulenza. 

Le indagini della Procura Europea hanno interessato ben 19 Paesi dell'Unione. Oltre alla frode transnazionale, gli indagati rispondono anche dei reati di corruzione, accesso abusivo ai sistemi informatici, riciclaggio e autoriciclaggio. Nell'ambito dell'inchiesta la Guardia di Finanza di Napoli ha anche sequestrato beni mobili e immobili per circa otto milioni di euro. Nelle prossime ore gli indagati dovranno comparire dinanzi al gip Antonio Baldassarre per l'interrogatorio di garanzia. Tra i difensori impegnati nel procedimento figura l'avvocato Carmine D'Onofrio. 

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