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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca San Felice a Cancello

Cocaina dei 'Cervinari': invocati oltre 3 secoli di carcere per 29 imputati

Il pubblico ministero ha chiesto 20 anni per i capi della cosca, pene inferiori per gli altri sodali

Sono 29 le richieste di condanna per il gruppo dei Cervinari che avrebbe organizzato un vero e proprio monipolio dello spaccio di droga, in particolare cocaina, nell'area della Valle di Suessola (Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico), oltre che nelle province di Benevento e Napoli. 

Il pubblico ministero, al termine della sua requisitoria pronunciata dinanzi al gup Discepolo, ha invocato: 8 anni per Giuseppina Abbate; 12 anni per Adriano Basilicata; 10 anni per Angelo Biagio Carfora; 10 anni per Antonio Cimmino; 10 anni per Lazzaro Cimmino; 10 anni per Raffaele Conte; 14 anni per Giuseppe D'Anna; 8 anni per Nicola De Lucia; 14 anni per Crescenzo De Rosa; 15 anni per Patrizia Di Palma; 4 anni per Luca Gagliardi; 4 anni per Alfonso Grego; 4 anni per Vincenzo Grego; 14 anni per Francesco Iannone; 10 anni per Gennaro Iannone; 8 anni per Alfonso Morgillo; 10 anni per Veronica Morgillo; 8 anni per Antonio Naddeo; 10 anni Antonio Piscitelli 'o nano; 20 anni per Antonio Piscitelli o Cervinaro; 10 anni per Costanza Piscitelli; 20 anni per Filippo Piscitelli; 8 anni per Giuseppe Piscitelli; 12 anni per Michela Piscitelli; 17 anni per Salvatore Piscitelli; 10 anni per Daniele Rivetti; 20 anni per Elena Rivetti; 9 anni per Raffaele Rivetti; 8 anni per Giuseppe Zampano. 

Richieste di pena pesanti - complessivamente 317 anni di carcere - alle quali dovranno ribattere i difensori degli imputati nell'udienza fissata a gennaio. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Igino Nuzzo, Nicola Musone, Orlando Sgambati, Romolo Vignola, Roberto Cerbo, Carlo Perrotta e Mauro Iodice. 

L’attività investigativa, svolta dall’ottobre 2018 al maggio 2020, ha permesso di accertare - è questa l'ipotesi degli inquirenti - l’operatività di un gruppo criminale, attivo prevalentemente nella Valle di Suessuola e collegato al clan Massaro, i cui accoliti, anche grazie al potere intimidatorio esercitato sul territorio gestivano, in maniera monopolistica, il traffico degli stupefacenti. Capo del gruppo era Filippo Piscitelli, alias "il cervinaro", che dopo la scarcerazione aveva ripreso in mano l'affaire della droga. 

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