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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Benzina 'sottocosto' grazie alla maxi evasione: sequestro da oltre 300 milioni

Cinque persone sono ai domiciliari ed altre tre colpite dall'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Svelato giro di fatture 'fittizie' per un miliardo

Cinque agli arresti domiciliari, tre misure dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e sequestri per oltre 300 milioni di euro nei confronti di 59 persone fisiche e 13 società operanti nel settore della vendita di carburanti.

Questo il bilancio dell'operazione "Fuel Family" coordinata dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea ed eseguita dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il "II Gruppo Napoli".

L'operazione ha consentito di smantellare un sodalizio criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto. Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un’associazione per delinquere composta da almeno dieci persone (alcuni dei quali legati da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all’estero, che avrebbero posto in essere una ingente frode all’iva nel settore dei carburanti.

Gli indagati sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, frode all’iva e riciclaggio. Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell’iva.

Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice della filiera vi era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta, dove era destinata la maggior parte del prodotto. Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’iva di oltre 260 milioni.

Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio. Grazie alla sistematica evasione dell’iva, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione. 

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