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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Benzina sottocosto evadendo l'iva: gli affari milionari di 4 società nel mirino delle fiamme gialle

Le cartiere avevano sedi a Mondragone, Teverola, Castel Volturno con volumi di affari da circa 15 milioni di euro seppur nate da pochi mesi

Società nate da poco più di due mesi con volumi di affari tra i 10 e i 15 milioni di euro con sedi a Teverola, Mondragone e Castel Volturno legate tra loro da rapporti economici e commerciali. E’ stata proprio la inverosimiglianza delle società casertane operanti nel commercio di prodotti energetici a insospettire i finanzieri del nucleo Pef della compagnia di Caserta.

Le 4 società finite nel mirino dei finanzieri erano state create tra il 2019 e il 2021 e avevano un volume di affari con cifre da capogiro gestite dai uomini tra i 25 e 65 anni residenti nelle città in cui le stesse hanno avuto sede. La prima a essere ispezionata è stata quella di Teverola e a cascata le altre. I 4 titolari sono risultati essere teste di legno e le stesse società dai volumi milionari ma express erano semplicemente società vuote che producevano un mucchio di documenti.

Le società cartiere sono confluite nelle restanti, per un totale di 13 società sequestrate nella più ampia operazione “Fuel Family” che ha portato all’esecuzione di misure cautelari quali, 5 arresti domiciliari 3 misure dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e sequestri per oltre 300 milioni di euro nei confronti di 59 persone fisiche operanti nel settore della vendita di carburanti. L’operazione è stata coordinata dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea ed eseguita dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il "II Gruppo Napoli". L'attività delle fiamme gialle ha consentito di smantellare un sodalizio criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto.

Agli indagati vengono contestati i reati di associazione per delinquere, frode all’iva e riciclaggio. Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell’iva. Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice della filiera vi era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta, dove era destinata la maggior parte del prodotto.

Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’iva di oltre 260 milioni. Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio. Grazie alla sistematica evasione dell’iva, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione. Il prezzo di sottocosto era di poco inferiore al prezzo “plus” stabilito giornalmente. Ciò consentiva di essere competitivi sul mercato giacchè il guadagno degli indagati era il frutto per intero dell’Iva (22%) evasa.

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