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Cronaca Casagiove

False fatture e bancarotta: arrestato consigliere comunale. Sequestrati 6 milioni

Danilo D'Angelo coinvolto nell'inchiesta della guardia di finanza insieme ad un imprenditore. Continuavano ad operare nonostante l'interdittiva facendo fallire la precedente società

Il consigliere comunale di Casagiove Danilo D'Angelo è stato arrestato dalla guardia di finanza di Marcianise nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Procura della Repubblica – Sezione Reati Criminalità economica. In manette è finito anche un imprenditore (attivo nel settore della logistica all’interno dell’Interporto Sud Europa di Marcianise) e sono stati sequestrati 6 milioni di euro.

Lo schema delle false fatture

L'indagine prende origine dal febbraio dell'anno scorso quando D'Angelo, in qualità di consulente, e l'imprenditore furono destinatari della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare le rispettive attività (imprenditoriale e professionale) in seguito ad un'indagine che svelò un articolato sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale. In particolare, dietro la “regia” del proprio consulente fiscale, l’imprenditore avrebbe indebitamente beneficiato di ingenti risparmi di imposta (costi indeducibili per un valore di oltre 40 milioni di euro ai fini delle imposte dirette e di iva indetraibile per un valore di oltre 8,6 milioni di euro) grazie soprattutto all’utilizzo sistematico di documentazione contabile fittizia, tra cui oltre 2.600 fatture per operazioni inesistenti emesse da società cartiere appositamente costituite. La società finì in amministrazione giudiziaria.

Sequestrati profitti illeciti per 6 milioni

Nel corso delle ulteriori indagini i militari della guardia di finanza hanno scoperto che i due, nonostante la misura, avrebbero continuato ad operare attraverso un nuovo soggetto economico intestato a prestanome, attivo nel medesimo settore e sempre all'Interporto, con il quale avrebbero svuotato di lavoratori, clienti e fornitori la precedente azienda provocandone la bancarotta e conseguendo profitti per oltre 6 milioni. Di qui le accuse di autoriciclaggio, falso in bilancio, bancarotta documentale e fraudolenta e indebite compensazioni effettuate con l’utilizzo di crediti inesistenti. Tra le accuse figura, infine, anche l'indebita percezione di erogazioni pubbliche ed in particolare dei bonus carburante. Entrambi gli indagati sono stati condotti al carcere di Poggioreale. 

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