Una mostra itinerante per i 25 anni di Agrorinasce
Apre la mostra di Agrorinasce sulla valorizzazione dei beni confiscati. Oggi, 8 luglio, al secondo piano del Centro Commerciale Jambo di Trentola Ducenta, si è tenuto il convegno d’apertura della mostra sulla storia dei 25 anni di attività di Agrorinasce nella valorizzazione dei beni confiscati, in una sala gremita di rappresentanti istituzionali, forze dell’ordine e cittadini.
“Il 6 ottobre del 1998 venne costituita Agrorinasce, in un momento delicato, per rafforzare la legalità in un territorio ad alta densità criminale - così Giovanni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce -. La mostra che oggi inauguriamo serve a raccontare questo percorso iniziato 25 anni fa, ma serve soprattutto per guardare all’oggi e al futuro. Come Agrorinasce amministriamo circa 50 milioni di finanziamenti, oltre 150 beni confiscati tra cui il bene confiscato alla camorra più grande d’Italia ‘La Balzana ed era giusto che questo percorso fosse condiviso non solo con le istituzioni ma anche con i cittadini’”.
La mostra sarà itinerante, come annunciato da Allucci, verrà portata nei dipartimenti universitari, nelle scuole e nelle stazioni ferroviarie: “Il tema dei beni confiscati non ha solo un valore sociale, ma anche economico ed etico e ormai rappresenta un’azione fondamentale nel contrasto alle mafie. Noi dobbiamo fare in modo che nessun bene confiscato venga abbandonato, in qualsiasi stato si trovi il bene confiscato, anche se vandalizzato o abbandonato, noi abbiamo l’onore e l’onere di recuperarlo e di restituirlo alla comunità. Per far conoscere il lavoro che si sta facendo sui beni confiscati, abbiamo scelto come prima tappa il centro commerciale Jambo per l’importanza produttiva e sociale che questa azienda ha sul territorio, visitata da migliaia di cittadini ogni giorno”.
A tal proposito l’intervento di Luigi Moscato, amministratore giudiziario Jambo: “Il centro commerciale Jambo garantisce più di mille posti di lavoro compreso l’indotto e ha una valenza economico-sociale importante per tutto il territorio”, confiscato al gruppo di Zagaria del clan di Casal di Principe, ad oggi è un modello di eccellenza nella gestione aziendale da parte dello Stato di un’azienda confiscata alla camorra.
Tra i saluti istituzionali Michele Apicella. sindaco di Trentola Ducenta, per il quale “i beni confiscati rappresentano un vero e proprio indotto produttivo e di importanza sociale” nonché “motore di sviluppo per le comunità”. Maria Antonietta Troncone, procuratore del Tribunale di Napoli Nord, ha elogiato il lavoro di Agrorinasce, sottolineando l’importanza del riuso dei beni e rendere visibili e tangibili i risultati di questo percorso per i cittadini. Elena Giordano, presidente di Agrorinasce, ricordando il percorso che conduce alla confisca ha evidenziato che “nonostante sia in carica da poco più di un anno ho avuto modo di constatare che tutto quello che oggi si celebra non sono parole, ma sono fatti condensati in anni di impegno e tutto ciò grazie all’impegno di Allucci”.
E ancora Luigi Picardi, presidente del Tribunale di Napoli Nord: “Per molti 25 anni sono una cifra, per molti come me, che hanno vissuto le vicende giudiziarie, questi 25 anni sono una storia che racconta che non basta solo l’attività di repressione della magistratura e delle forze di polizia ma che è assolutamente necessaria una strategia positiva come quella attuata con l’esempio di Agrorinasce”. Poi Olga Diana, vicepresidente della Provincia di Caserta: “Festeggiare i 25 anni di Agrorinasce significa festeggiare lo Stato”.
Sull’importanza del lavorare in sinergia con i vari attori istituzionali si è soffermato Giuseppe Castaldo, prefetto di Caserta: “Quella contro la criminalità è una lotta che si vince insieme” e Mario Morcone, assessore regionale a Sicurezza, Legalità e Immigrazione, ha ricordato che la Regione Campania è socia alla pari dei Comuni soci in Agrorinasce, società in cui si prevede il futuro ingresso di altri due Comuni come Capua e Torre Annunziata e ha evidenziato: “Oggi è una giornata importante, non solo celebrativa, ma anche di rinnovo dell’impegno nell’ambito dei beni confiscati. Il lavoro avviato da Agrorinasce per progetti così importanti andava assolutamente sostenuto e la Regione lo sta facendo. La confisca della Balzana rappresenta un simbolo fondamentale nel contrasto alla camorra e l’ho compreso già quando avevo assunto l’incarico di Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale oltre 10 anni fa con appena 30 persone”.
Giovanni Palladino, responsabile Affari Istituzionali, Regolatori e Antitrust del Polo Urbano FS Sistemi Urbani Spa, si è definito “orgoglioso di istituire la collaborazione tra Agrorinasce e Ferrovie dello Stato”, esponendo la mostra nelle stazioni ferroviarie le si trasforma da luogo di passaggio a “luogo di attività economiche e sociali ma anche di saperi e di informazione”.
Giuseppe Guerrini, responsabile unico del Piano per la valorizzazione dei beni confiscati esemplari del Mezzogiorno, ha illustrato l’ottimo rapporto con Agrorinasce evidenziando “il rapporto sempre proficuo che Agrorinasce ha avuto con le istituzioni nazionali e in particolare con l’Agenzia per la Coesione Territoriale. Giovanni Allucci ha collaborato nella stesura della strategia nazionale per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie e in molte altre attività e sta seguendo con competenza il progetto di valorizzazione del complesso immobiliare della Balzana, che diventerà il Parco AgroAlimentare dei prodotti tipici della Regione Campania, il primo progetto esemplare della strategia. Non può sorprendere quindi che dalla graduatoria approvata dall’Agenzia per la coesione territoriale per la misura del PNRR sui beni confiscati, emerge il grande risultato ottenuto dalla Regione Campania e da Agrorinasce che ha presentato nove progetti tutti diversi alcuni anche esecutivi e che sono stati tutti approvati da una commissione esterna, progetti che denotano capacità progettuale e condivisione di una programmazione con i Comuni”.
Tra gli ospiti Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, deputato e sindacalista ucciso dalla mafia e al quale si deve l’introduzione nel codice penale dell'articolo 416-bis (associazione per delinquere di stampo mafioso): “L’Italia era conosciuta come il Paese che ha esportato la mafia, anche se molte altre nazioni hanno organizzazioni autoctone basate sul modello mafioso. Oggi dobbiamo essere orgogliosi di essere diventati un Paese anti-mafia, divenuto tale grazie all’impegno di tutti quelli che come Agrorinasce perseguono la lotta per i diritti. Dopo 40 anni dalla morte di mio padre vi devo confessare che se fosse vivo, dopo tutti i successi ottenuti nella lotta alle mafie e nella confisca dei patrimoni, si sarebbe commosso”.
Bruno Corda, direttore generale dell'Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha proseguito nel discorso affrontato da Franco La Torre e dichiarato che “l’Agenzia Nazionale ormai si confronta con analoghe amministrazioni di quasi tutte le nazioni del mondo nelle norme sul contrasto alle mafie e nel riutilizzo sociale del bene confiscato e nessuna ha un complesso di norme come quello dell’Italia e molte di loro non hanno nemmeno la consapevolezza di cosa siano le mafie, solo la Francia ha le norme sul riutilizzo ad uso sociale dei beni confiscati ma con molti vincoli. L’esempio di Agrorinasce è un esempio importante non fosse altro per il fatto che il numero dei beni confiscati è elevatissimo in tutta Italia e spesso grandi patrimoni si concentrano in Comuni di piccole dimensioni assolutamente impossibilitati a gestire beni immobili che hanno bisogno di finanziamenti importanti per essere poi utilizzati”.
A moderare l’incontro il giornalista Carlo Alvino
L’iniziativa è proseguita con il taglio del nastro e la visita della mostra nell’apposito spazio dedicato messo a disposizione dal Jambo, che rimarrà aperto fino a settembre. Infine la giornata si è conclusa con la degustazione delle specialità agroalimentari prodotte sui beni confiscati, offerta dal Consorzio di cooperative sociali nell’ambito del progetto di Cultura Agrosociale, con la presenza di sei realtà sociali e cooperative che operano sui beni confiscati.