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Economia

2mila posti di lavoro a rischio nella formazione

Napoli - La Federform, federazione nazionale degli enti di formazione istruzione ed orientamento, denuncia che, a causa della gestione del settore della formazione professionale da parte della Regione Campania, sono a rischio oltre 2mila posti di...

La Federform, federazione nazionale degli enti di formazione istruzione ed orientamento, denuncia che, a causa della gestione del settore della formazione professionale da parte della Regione Campania, sono a rischio oltre 2mila posti di lavoro. La Regione Campania nell’intento di adeguare le attività di formazione alle indicazioni Europee e alle decisioni della Conferenza Stato Regioni ha ideato un sistema di accreditamento complesso e farraginoso senza tener conto neanche delle leggi nazionali vigenti e di quelle che essa stessa aveva emanato fin dal 1987. Ciò è apparso come un chiaro tentativo di fare della formazione professionale un’attività per “pochi intimi” e concentrando presso i pochi Enti accreditabili, che già godevano di finanziamenti, anche le attività dei corsi autofinanziati (a pagamento dell’utenza). Le scuole di formazione affermate da anni sul territorio e comunque annualmente autorizzate dalla Regione hanno presentato diversi ricorsi al TAR sottolineando l’inadeguatezza e l’irragionevolezza dei provvedimenti e la palese inosservanza delle leggi vigenti. Nella precedente legislatura la Federform, era riuscita, in collaborazione con le altre associazioni di categoria, ad aprire un tavolo di concertazione con i rappresentanti dell’assessorato alla FP e sembrava raggiunto un accordo che consentisse agli operatori del settore un progressivo adeguamento delle strutture nella logistica e nell’amministrazione. Gli adeguamenti più urgenti si riferivano alla parte strutturale, così molte scuole hanno modificato la propria sede, altre hanno dovuto trasferirsi in immobili più idonei, altre ancora hanno rinunciato definitivamente all’attività. Il nuovo Assessore Regionale, Corrado Gabriele, non ha inteso continuare la concertazione e pur di non incorrere in nuovi ricorsi ha preferito dividere le procedure di accreditamento formulandone una per gli enti finanziati ed un'altra, da ritenere blanda e poco rigorosa, per i così detti autofinanziati vanificando gli adeguamenti strutturali che avevano iniziato a fare le scuole, ma soprattutto portando all’esasperazione coloro che rinunciando all’attività si troverebbero ora comunque in regola, prestando inoltre il fianco agli avventurieri che con pochi investimenti hanno potuto aprire nuove scuole. Gli enti di formazione operanti sul territorio regionale sono circa 1.500. Rappresentano un vero e proprio volano per l’economia locale, creano opportunità di lavoro per un numero considerevole di consulenti e di docenti incaricati a progetto, senza contare coloro che sono regolarmente inquadrati, in considerazione dell’obbligatorietà del sistema di accreditamento a dichiarare dai 2 ai 4 collaboratori. Le scuole, nello specifico dei corsi autofinanziati,sono circa 300 e seppure considerate “private” forniscono un servizio di pubblica utilità, qualificando o certificando le abilità di circa 20.000 allievi l’anno, specializzati nelle più svariate branche dell’artigianato del commercio del sociale e della sicurezza. Scuole che assicurano soprattutto ai giovani un’opportunità di lavoro dipendente e spesso anche autonomo, garantendo lavoro (mediante l’obbligo dell’accreditamento) a più di 2.000 impiegati inquadrati a tempo indeterminato e almeno il triplo tra collaboratori e docenti formalmente incaricati a progetto, muovendo così un’economia di circa 60.000 euro mensili, solo per i gettoni di presenza dovuti alle Commissioni d’esame nominate dallo stesso Assessorato. La politica dell’assessore Gabriele è indubbiamente rivolta al settore pubblico. I suoi provvedimenti sono maggiormente rivolti alle fasce deboli come quelle dei disoccupati e dei loro rappresentanti sindacali, oppure alle scuole pubbliche, dimenticando però che le indicazioni europee prevedono una collaborazione paritetica tra pubblico e privato che va sotto il nome di “formazione intergrata” mentre invece con lui diventano interventi integrativi di finanziamento al pubblico che certo non producono opportunità nuove di lavoro, ma conservano status e potere, distogliendo docenti dirigenti e amministrativi dal lavoro originario. I legali rappresentanti dei centri di formazione, chiedono maggiore attenzione, coerenza e congruenza dei provvedimenti, altrimenti presto sarà impossibile mantenere i dipendenti al loro posto di lavoro.

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