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Cronaca Casapesenna

Il ministro manda gli ispettori dopo la scarcerazione del fratello di Zagaria

Bonafede ha anche avviato verifiche al Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria

La scarcerazione di Pasquale Zagaria, fratello del capoclan dei Casalesi Michele, ha provocato un vero e proprio terremoto.

Al punto che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha incaricato l'ispettorato di via Arenula di compiere accertamenti dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza di Sassari, che ha disposto gli arresti domiciliari per Zagaria.

Il ministro ha anche avviato verifiche al Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, che non avrebbe risposto alla richiesta del Tribunale di sorveglianza di avere l'indicazione di un altro carcere dove il boss Pasquale Zagaria potesse essere trasferito.

Pasquale Zagaria, considerata la mente imprenditoriale del gruppo guidato dal fratello Michele, è malatok malato ed ha bisogno di cure che in Sardegna non gli potevano essere garantite perché tutte le strutture sanitarie sono state destinate all'emergenza Covid-19.

L'Associazione Vittime del Dovere in una nota ha manifestato "sconcerto" per "la notizia della scarcerazione di Pasquale Zagaria, fratello del boss del clan dei Casalesi Michele e chiede ancora una volta l'immediato intervento da parte del governo affinché venga impedita l'ingiusta, scandalosa e immorale scarcerazione di pericolosi boss mafiosi in seguito all'emergenza Covid-19. Lo scenario che si sta paventando a nostro avviso è di estrema gravità - sottolinea l'Associazione Vittime del Dovere - Con il Cura Italia sono stati sospesi diritti e garanzie di rango costituzionale per tutti i cittadini onesti, a tutela della salute pubblica nazionale. Il provvedimento all'esame delle Camere, a maggior ragione, potrebbe derogare alcuni diritti per la popolazione detenuta introducendo, per esempio, la previsione che qualunque provvedimento amministrativo assunto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria o comunque da altra amministrazione pubblica che intervenga sull'esecuzione penale, escluda, a priori, la possibilità di favorire detenuti condannati e detenuti per reati di criminalità organizzata e altri reati gravi. In questo modo, si sgombrerebbe il campo da interpretazioni o rischi di sovrapposizione tra provvedimenti urgenti, quali quelli analoghi alla ormai famosa circolare Dap del 21 marzo scorso, che possono essere 'sfruttati' dalla criminalità per ottenere vantaggi non previsti", sottolinea l'Associazione Vittime del Dovere. "Non possiamo permettere che coloro che si sono macchiati dei più atroci delitti godano di ingiustificati sconti di pena, né possiamo accettare che la memoria delle Vittime venga così brutalmente infangata", conclude.

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