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Cronaca Casal di Principe

"Il clan dei Casalesi rinascerà", Saviano intervista l'ex compagna del boss e scatena la polemica

Anna Carrino svela i retroscena dei colloqui con Francesco Bidognetti dal linguaggio in codice alla cassa del clan fino alla fuga ed al pentimento. Cittadini infuriati: "Nostro nome non può essere associato a sodalizio malavitoso"

"Il clan dei Casalesi non morirà mai. E' una radice, tu la tagli e là esce la pianta. Io dico che rinascerà il clan dei Casalesi". Lo ha detto Anna Carrino, l'ex compagna del boss Francesco Bidognetti ed oggi collaboratrice di giustizia, a Roberto Saviano nell'intervista andata in onda nel corso della trasmissione Insider su Rai 3.

Carrino si è raccontata a 360 gradi, dall'amore per Cicciotto 'e mezzanotte, definito come un "principe azzurro", fino alla scoperta della relazione clandestina con un'altra donna, la fuga da Casal di Principe e l'inizio della collaborazione con la giustizia. Anna Carrino, che per la Dda è una collaboratrice estremamente credibile, ha raccontato i colloqui con il capoclan in carcere ed il linguaggio dei segni: "Se mi faceva segno della barba si riferiva a Francesco Schiavone Sandokan, se si toccava la spalla, come ad indicare i gradi, si riferiva ad Alessandro Cirillo, detto appunto 'o Sergente". Segnali che poi venivano portati all'esterno: "pensavo di essermi trasformata, stavo diventando come un affiliato", ha detto. Durante i colloqui la donna invitò il marito a pentirsi: "preferisco morire in carcere e non fare il collaboratore di giustizia perché i miei figli devono camminare a testa alta", fu la risposta. 

Il suo ruolo di compagna del capoclan le imponeva anche una serie di doveri sia sociali - "non dovevi avere a che fare con gli uomini, non potevi andare in un bar, non potevi uscire con le amiche, non puoi fare nulla se non su ordine del boss" - sia nella gestione della cassa del clan: "I soldi che ricevevo erano per le mogli degli affiliati", si andava da un milione e mezzo di lire per quelli di grado più basso fino a 30 milioni per i capi. Soldi che servivano alla spesa corrente: "i figli, la scuola". Soldi che venivano nascosti nella fodera di una giacca: "I carabinieri durante le perquisizioni non hanno mai trovato nulla".

Un circuito criminale da cui decise di uscire quando scoprì la relazione fedifraga di Bidognetti con un'altra donna. Relazione da cui erano nati anche dei figli. Così decise di fuggire via con l'escamotage di "fargli credere (a Francesco Bidognetti che era in carcere nda) che stavo preparando il nostro martimonio". Dopo la fuga il suo pensiero andò ai figli. "Quando sono andata via da Casal di Principe alla persona che guidava l'auto dicevo: portami indietro dai miei figli". Figli che, però, dopo la scelta della madre di collaborare con la giustizia l'hanno abbandonata: "hanno fatto un falò con le mie cose nel cortile di casa per cancellare la mia immagine", ha confermato. Poi il tentato omicidio di una nipote, ad opera di Giuseppe Setola e nel quale fu coinvolto anche Gianluca Bidognetti, figlio proprio della Carrino. 

Anna Carrino ha poi parlato dell'affare rifiuti: "vorrei domandarglielo, come fanno a guardare i suoi figli in faccia", passando poi a quanti teme ed ha temuto: "Giovanni Lubello (marito di sua figlia Katia nda) e Raffaele Bidognetti", quest'ultimo definito come un falso pentito.

Un'intervista che ovviamente non ha fatto mancare le polemiche. C'è chi ha chiesto al sindaco di Casal di Principe Renato Natale di intervenire perchè è "denigratorio continuare ad identificare un gruppo di malavitosi con il nome del nostro popolo: i Casalesi". E proprio il passaggio sulla mancata possibilità di un riscatto - "il clan dei Casalesi rinascerà" - che ha suscitato indignazione: "La rinascita è in atto ed è evidente - si legge nella lettera al primo cittadino - Sono stanco di essere allontanato da datori di lavoro, docenti universitari e gente comune solo perché sono Casalese". Una polemica che lo stesso Saviano ha rispedito al mittente: "La sensazione rivedendomi intervistare Anna Carrino, la compagna del boss che mi ha condannato a questi 15 anni sotto scorta? Di aver buttato la mia vita in una battaglia per cui o sei visto come un furbo speculatore o un nemico da ammazzare. Amen". 

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