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Cronaca Casal di Principe

La guerra dei Bidognetti. La lite tra bambini e l’omicidio per vendicare l’offesa

Gianluca, dal carcere, aveva dato l’ok per l’agguato in un bar

Dalla cella del carcere di Terni Gianluca Bidognetti, che aveva preso in mano le redini del clan dei Casalesi ereditate dal padre Francesco, dispose l'esecuzione di un agguato ai danni di Attilio Guida, zio di Emilio Martinelli detto Barone, affiliato storicamente al clan degli Schiavone, che si professava amico fraterno del novello boss dei Bidognetti.

Il litigio tra bambini

È il retroscena della maxi inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Caserta coordinati dalla Dda di Napoli sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi in particolar modo delle fazioni Schiavone e Bidognetti. Nonostante accordi apparenti tra le due fazioni, il risentimento e la lotta per la supremazia era sempre latente. Lo zio del Barone, Attilio Guida, era meritevole di una lezione per una vicenda che sembra futile ma che cela invece i rancori tra i due storici amici. Tutto nasce da un litigio tra bambini nel corso del quale vengono pronunciate frasi molto offensive nei confronti della famiglia Bidognetti. "Siete una famiglia di falliti, non siete più nessuno, siete na banda e sciem". Tali offese vennero proferite dal figlio di Attilio nei riguardi del figlio di Katia Bidognetti. Ed il bambino vessato per tutta risposta a colui che lo aveva offeso tra le lacrime evoca il potere dello zio Gianluca "che metterà tutto apposto quando verrà scarcerato".

Il confronto e la decisione: “Va punito”

Un litigio che mette in allerta la famiglia Bidognetti, nonostante ci sia un primo intervento chiarificatore tra Vincenzo D’Angelo, compagno di Teresa Bidognetti, ed Emilio Martinelli. “Quelle cose le ha dette il figlio di Attilio, i bambini possono pure dire parolacce ma siete una famiglia di falliti, non siete più nessuno, siete na band e sciem... a casa mia il più poco tiene quattro ergastoli" fu la replica di D'Angelo a Martinelli sul cattivo comportamento del figlio dello zio perché riteneva che "tali insulti seppur per bocca dei bambini sono il modo di esprimersi degli adulti e questo è inaccettabile". Un diverbio apparentemente futile che prosegue prima con un primo scontro per strada tra Guida e D'Angelo e poi con la pianificazione della lezione da dare a Guida col piombo. Dopo che l'evento giunge alle orecchie di Gianluca Bidognetti ed i vani tentativi di intercessione di Martinelli con lo zio che, anzi, evidenziano la frattura tra i due storici amici Nanà e Barone, giunge l'ordine della spedizione punitiva nei riguardi di Attilio Guida al fine di colpire Emilio Martinelli.

L’agguato preparato in un bar

L'agguato era da compiersi in un bar a San Cipriano d'Aversa dove si recava spesso Guida e l'esecuzione doveva avvenire per mano di Vincenzo D'Angelo, Umberto Cerci, Antonio Lanza alias Piotta ed un amico del Piotta  un certo Aniello. Evento che non si verificò per l'intervento dello stesso D'Angelo convinto a desistere dal proposito omicidiario dalla moglie Teresa. La mancata esecuzione dell'ordine di procedere alla spedizione punitiva provocò il risentimento di Gianluca Bidognetti nei confronti del cognato D'Angelo con il proposito di "vedersela da solo con Barone una volta fuori".

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