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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

La figlia di Bidognetti respinge le accuse durante l'interrogatorio

Partiti gli interrogatori. Scelta diversa per Francesca Carrino

Tra silenzi e accuse respinte si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei primi indagati colpiti dalle misure cautelari emesse dal gip Vera Iaselli del tribunale di Napoli nell’ambito della maxi operazione dei carabinieri del comando provinciale di Caserta all’esito di un’indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi, in particolare delle fazioni Schiavone e Bidognetti.

Hanno risposto negando le accuse Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Di Tella, Katia Bidognetti e Nicola Kader Sergio. Hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere Vincenzo D’Angelo, Giovanni Della Corte, Federico Barrino, Onorato Falco, Giovanni e Antonio Stabile, Francesca Carrino. Nella difesa sono impegnati gli avvocati Giuseppe Stellato, Angelo Raucci, Carlo De Stavola, Pasquale Diana, Mario Griffo, Ferdinando Letizia, Michele Basile.

L’inchiesta ha fatto emergere  l’operatività delle due fazioni documentando una pluralità di reati fine. Per quanto riguarda il gruppo Bidognetti è emerso che sarebbe ancora organizzato grazie ai figli dello storico boss. In particolare, il clan sarebbe stato gestito da Gianluca Nanà Bidognetti, il quale, sebbene detenuto, avrebbe utilizzato telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria (e rinvenuti con l’ausilio di personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria) impartendo ordini e direttive funzionali alla direzione della fazione e a promuovere le attività illegali eseguite da sodali liberi, arrivando a organizzare il progetto omicidiario in pregiudizio di Attilio Guida, zio di Emilio Martinelli, legato storicamente alla fazione degli Schiavone allo scopo di ridimensionare la sua ascesa criminale all’interno del clan.

Teresa e Katia figlie dello storico capoclan, in ragione della loro appartenenza alla famiglia, avrebbero invece continuato a percepire stabilmente somme di denaro provento delle diverse attività delittuose.Il gruppo dei Bidognetti eserciterebbe il controllo delle attività delle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, in virtù di accordi criminali stretti già negli anni ’80, attraverso un “consorzio di imprese”, che è stato sottoposto a sequestro; condurrebbe attività usuraie (con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, che, sebbene in condizioni di forte difficoltà economica, si sarebbero visti applicare tassi d’interesse finanche del 240%); avrebbe avuto la disponibilità di armi attraverso le quali avrebbe espresso la propria forza intimidatrice per assicurarsi il controllo del territorio.

Oltre al reato associativo, a carico di esponenti delle due fazioni sono stati contestati reati fine quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali (al fine di piegarne la volontà, un imprenditore sarebbe stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione di droga realizzato da terzi soggetti, che sarebbero stati costretti a versare denaro a esponenti del clan per garantirsi la gestione delle piazze di spaccio.

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