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Giovedì, 18 Aprile 2024

Giuseppe è guarito dal Covid-19 e si racconta a Casertanews: "Temevo il peggio. La caccia all'untore ha fatto male"

“Sto bene, benissimo”. Così Giuseppe ci accoglie al telefono. Ad Aversa è stato il primo ad essere risultato positivo al Coronavirus ed è anche il primo ad essere guarito. I tamponi hanno dato il verdetto: “Guarito”. Parliamo al telefono mentre aspetta i vigili che mi devono consegnare la liberatoria per poter uscire “giusto per la spesa, sia chiaro”. Giuseppe, Giosi per gli amici, è un informatore medico.

Come ha scoperto di essere positivo al Covid-19? “Sono stato a sciare nella settimana di Carnevale. Dal 22 al 29 febbraio sono stato in Valgardena e penso di essermi beccato lì il Coronavirus. Il giovedì della stessa settimana ho accusato i primi sintomi: stanchezza e dolori vari. Il sabato, quando sono tornato a casa, è comparsa la febbre”.

Come è stato il decorso? “Febbre sempre abbastanza alta. Immediatamente ho capito che non fosse una normale influenza e ho chiesto, attraverso il mio medico di base, il tampone. L’8 marzo mi è stato fatto il tampone e poi il responso: positivo”.

Ed a quel punto? “Pensavo che le mie condizioni di salute potessero peggiorare. Invece non è stato così. Avevo solo una tosse secca e stizzosa. Per il resto non avevo altro”.

Dal momento in cui si è saputo che ad Aversa c’era il ‘caso 1’ è partita la caccia all’untore. Lei come l’ha vissuta? “Con un po' di fastidio. Anche perché circolava il mio nome, le mie foto. Poi le mie condizioni sono migliorate e me ne sono fregato. I primi giorni ero stanco, nervoso. Di notte non chiudevo occhio e sapere che c’era gente che faceva circolare le mie foto mi rendeva ancora più nervoso. Adesso è passato”.

Come ha trascorso queste tre settimane? "Le prime due settimane sono state terribili. Non avevo nemmeno la forza di alzarmi dal letto. Poi ho cominciato a riprendermi fisicamente e tutto è cambiato. Sto facendo anche palestra in casa: mi sono ripreso bene”.

In queste settimane chi le è stato vicino? “Sono stato totalmente isolato ma mai solo. Il sindaco Alfonso Golia mi è stato sempre vicino. Voglio rendergliene merito in questo momento. Mi ha chiamato ogni giorno, anche più volte al giorno. La dottoressa dell’Asl mi ha seguito costantemente. E poi i volontari della Croce Rossa che mi hanno portato la spesa lasciandomela fuori la porta. E poi per i primi giorni c’è stato anche mio figlio. È stato un brutto periodo, non avrei mai immaginato che mi potesse succedere questo. Per fortuna, adesso è tutto passato”.

Adesso che lei è ufficialmente guarito, che cosa si sente di dire a chi sta lottando e a chi deve fare il ‘sacrificio’ di stare a casa? “L’unico modo per uscirne, oltre che avere uno stato di salute ottimale, è essere positivi. Bisogna affrontare il Coronavirus con energia e positività. Essere positivi aiuta a combattere a risolvere meglio il problema. A tutti dico che bisogna stare a casa. Bisogna evitare i contatti con tutti, altrimenti ce la vedremo brutta. In questo modo chi è malato, potrà guarire e nel contempo non ci saranno nuovi contagi. Dobbiamo avere un po' di pazienza per sconfiggere il Coronavirus”.

Ultima domanda: qual è stato il primo pensiero quando ha ricevuto il risultato del tampone che le ha confermato di essere guarito? “Nulla in particolare. Anche se ho tirato un sospiro di sollievo. Sono stato contento di essere guarito perché ero preoccupato, tenevo che le mie condizioni potessero peggiorare. Sono sempre, però, stato certo, di vincere questa battaglia. Ecco perché dico che bisogna essere positivi. Se ne esce sicuramente meglio”. (ha collaborato Francesca Pagano)

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