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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Imprenditore pentito svela il business delle bufale di Zagaria: soldi 'occulti' nelle casse del clan | VIDEO

Da imprenditore asservito al clan a collaboratore di giustizia. E' stato Antonio Zagaria, solo omoninimo del fratello del capoclan dei Casalesi, a svelare agli inquirenti il meccanismo attraverso il quale i fratelli di Capastorta, Antonio e Carmine Zagaria, erano tornati in possesso dell'azienda bufalina di famiglia, intestata alla mamma Raffaela Fontana

L'azienda, con sede a Grazzanise, era finita sotto sequestro nell'ambito dell'inchiesta Spartacus e successivamente confiscata. Nonostante ciò la famiglia Zagaria avrebbe continuato a gestirla attraverso due fratelli imprenditori: Antonio e Fernando Zagaria (non imparentati con il boss) proprietari del terreno su cui sorgeva l'allevamento. 

Una sorta di co-gestione che prevedeva, secondo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza, oltre all'utilizzo promiscuo di bufale e macchinari, anche una commistione dal punto di vista contabile con rapporti con un unico fornitore e con un unico cliente (un caseificio della zona a cui veniva venduto il latte). All'interno di questi rapporti sono state effettuate, in fase di acquisto e di vendita, operazioni di sovra e sotto fatturazione in modo da generare una riserva occulta che finiva nelle casse del clan.

I fratelli Antonio e Fernando Zagaria, inoltre, avrebbero anche acquistato per 100mila euro parti dell'azienda quando vennero messe in vendita dall'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati (capi bufalini, macchinari ed altro) che quindi, visto il legame su cui è stato fatto luce, tornavano nella disponibilità di Carmine ed Antonio Zagaria alla cui famiglia erano state sequestrate. Tutto sotto il controllo di Michele Zagaria, che sarebbe rimasto sullo sfondo del business illecito. Le circostanze hanno trovato conferma anche da altri collaboratori di giustizia vicini al boss.

Alla luce di quanto emerso, oltre al sequestro dell'azienda, con beni per un valore di circa 2 milioni, risultano indagati sia Carmine ed Antonio Zagaria sia Fernando ed Antonio Zagaria che dovranno rispondere dell'accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso.  

Infine, secondo gli inquirenti, l'amministratore giudiziario che avrebbe dovuto gestire il bene per conto dello Stato sarebbe stato completamente esautorato nelle sue funzioni di controllo finendo egli stesso ad essere asservito alle logiche criminali. Il professionista non risulta, al momento, indagato. 

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