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La resa della Casertana e la rabbia dei tifosi: il futuro torna pieno di ombre

I falchetti praticamente esclusi dal calcio che conta. La società confida in un ricorso ma le speranze sono davvero poche

Il "day after" di un giorno funesto è ancora più terribile del precedente in cui si è scatenato l’evento. La Caserta sportiva si è risvegliata incredula, attonita, colpita mortalmente e ancora non sa se avrà la forza e la possibilità di ritornare in vita. Non è la prima volta che la città è costretta a subire questo tipo di umiliazioni, ma stavolta la ‘botta’ è molto più dura da digerire.

Dalle granitiche certezze al flop: cosa è accaduto?

Sì, perchè le altre volte la ferita era la logica conseguenza di una agonia annunciata, oggi invece nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo, dopo le ampie rassicurazioni della vigilia. Non più tardi di due giorni fa il presidente Giuseppe D’Agostino, rinfrancato anche dalle notizie che arrivavano dal tribunale, annunciava trionfalmente che la Casertana non aveva più problemi nel presentare nei tempi debiti l’iscrizione alla Serie C e non c’era alcun timore nell’acquisire la licenza nazionale, indispensabile per partecipare al campionato di Terza Serie. Ed è proprio lì che è suonato il primo campanello d’allarme: "excusatio non petita, accusatio manifesta" recitavano i nostri progenitori latini; a che titolo si profferiva quel proclama quando era nella normalità più assoluta l’istruzione della pratica da parte di una società sempre autoreferenziatasi di solidità economica e che avrebbe chiuso (in virtù dell’atto del tribunale di Santa Maria Capua Vetere) in pareggio il bilancio della stagione appena conclusa? Cosa è successo nelle ultime 48 ore, quelle che hanno preceduto la resa incondizionata al termine di una giornata frenetica?

La società si attiva per il ricorso

C’è chi spera in una semplice scarsa incisività dei vertici societari nell’affidarsi a persone sbagliate, che ci sia stata poca programmazione e organizzazione sommaria nel corredare il corposo incartamento dell’indispensabile documento finanziario che garantiva la partecipazione al campionato di pertinenza. Se poi c’è dell’altro ancora non è dato sapere e come spesso accade in questi casi solo i prossimi giorni potranno spalmare responsabilità ed incompetenze che hanno provocate la frittata. Ma per ora è innegabile ricondurre alla società le colpe della grave e pressocché irreparabile mancanza. Dalla sede di San Nicola la Strada fanno sapere che ci si è attivati per il ricorso, ma è prematuro sapere su cosa basarlo e soprattutto sulle possibilità di sovvertire il verdetto. I più inguaribili ottimisti sperano di ricavarne un costrutto, magari pagando dazio alla giustizia sportiva, come successo spesso per il passato, anche se le norme sono diventate progressivamente sempre più stringenti. Ovvio che al termine di questo processo – qualsiasi risultato ne scaturisca – partirà il processo verso gli inadempienti ed allora le responsabilità non sono da ricercare esclusivamente all’interno dei quadri dirigenziali rossoblù.

Una piazza mortificata

C’è da fare i conti con le urla di una piazza, mortificata ancora una volta nella sua passione più viscerale: non è un caso che Caserta abbia perso in pochissimo tempo una Serie A1 di pallavolo, una Serie A di basket ed il calcio professionistico, c’è qualcosa che non va nel suo complesso. Quando i tifosi fanno l’amaro paragone tra le realtà sportive locali con quelle di altre provincie dimenticano che a gestire le sorti anche sportive di Napoli, Benevento, Avellino e Salerno ci sono politici di spessore, mentre i nostri affidano esclusivamente alla improvvisazione le tattiche da perseguire. Non a caso quando Caserta era la regina dello sport dell’intero meridione d’Italia gli spalti del Pinto e del PalaMaggiò erano frequentati da personaggi di elevata statura nazionale. Oggi le manifestazioni e le imprese sportive servono esclusivamente a far da passarella in occasioni elettorali. Non è questo che serve alla crescita culturale, sportiva e sociale della realtà, valori che rispecchiano inderogabilmente la classe dirigente della città. A tutto ciò aspirano i tifosi e i cittadini che alla iniziale rabbia saranno costretti ad indossare i panni della rassegnazione, nella speranza di dover ripartire di nuovo dal basso, questa volta nell’auspicio che il cammino possa essere pianificato con sapienza, con competenza e la massima trasparenza, non rifuggendo dal concetto che a capo di una società sportiva deve esserci necessariamente un personaggio che si accolla oneri ed onori di tale carica, ma che innanzitutto essa appartiene e rappresenta una intera città, ad un intero comprensorio o provincia e che ad esse – volente o nolente - si deve render conto.

Il sindaco

“Sono deluso e molto sorpreso, come sindaco e ancor prima come tifoso. Ero incredulo quando sono venuto a conoscenza del mancato completamento dell’iscrizione della Casertana al campionato di Lega Pro. E’ inutile girarci intorno, non sapevamo nulla di questa situazione e non ce l’aspettavamo. Ho chiesto immediatamente spiegazioni al presidente D’Agostino che ho sentito sinceramente addolorato per l’accaduto. Si è impegnato a presentare nei prossimi giorni la fideiussione prevista, anche per dimostrare che la società è solida e che si è trattato di un imprevisto tecnico/burocratico e non di una volontà. Noi, come Comune di Caserta, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per poter rendere lo stadio agibile prima della richiesta di iscrizione. E proseguiremo, per quanto di nostra competenza, anche l’iter e la sfida per il nuovo stadio, un impianto sportivo importante che, sono certo, potrà fungere da attrattore per nuovi investimenti. Da tifoso attendo che la Casertana completi la documentazione utile a recuperare in extremis questa incredibile situazione che ci ha colto di sorpresa. Seguiremo tutti i passaggi successivi, pronti a dare qualsiasi contributo utile alla ripartenza del calcio a Caserta”.

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