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Casertana da regina a cenerentola, dopo la crisi tecnica si apre quella societaria

La squadra che doveva stracciare tutti si ritrova nel baratro. E domenica, sulla Rai, senza i fuoriclasse della faraonica campagna acquisti

E' difficile, tremendamente difficile commentare il periodo attuale della Casertana. Quella che doveva essere la squadra che avrebbe dovuto stracciare il campionato, si ritrova nel limbo della media classifica ed ancor più ad affrontare problematiche che non accennano a mollare la presa, anzi crescono di giorno in giorno fino a portare a gesti inconsulti e probabilmente senza ritorno. L’ultima di campionato, la partita con la Reggina, poneva di fronte due squadre, una – la locale – in piena crisi tecnica, l’altra alle prese con problemi di natura societaria. La vittoria degli amaranto non ha certo risolto quelli di propria pertinenza, mentre la sconfitta dei falchetti ha fatto scaturire anche quelli della società.

Certo – ribadiamo il concetto – non era quella di ieri la partita da vincere, viste anche le condizioni con le quali il team manager Russo presentava la distinta all’arbitro, ma quello che ha scatenato l’ira dei tifosi sono state le motivazioni che hanno portato a ciò. Una squadra che, già con carenze tecniche individuate nel passato, non può in alcun modo competere con le rivali della categoria poiché falcidiata per circa il 50% nel suo organico da infortuni muscolari che hanno messo fuori uso il grosso del gruppo e per di più i calciatori che più di altri dovevano mantenere alto il blasone rossoblù. E nonostante tutto, se le innumerevoli assenze dei tanti falchetti sono dovute a carenze atletiche, sarebbe il male peggiore – ancorché grave – della questione.

Ormai è un dubbio che assale più d’uno è che qualche infortunio sia dovuto ad alchimie tattiche, ma non vogliamo crederci, forti della rassicurazione da parte del presidente che sono stati scelti prima gli uomini e poi gli atleti. Presidente che è finito anch’egli nell’occhio del ciclone, dopo tantissimo tempo in cui era l’unico faro sicuro nella visione generale. Non gli si imputa chissà cosa, ma il solo fatto che continua a difendere chi, secondo la visione generale, è il responsabile di tutti i mali della Casertana, gli ha fatto perdere un po’ di credibilità agli occhi della piazza. Per di più ci si mette anche lo sconsiderato gesto di qualche facinoroso che non riesce a distinguere la civile contestazione dalla vigliaccheria e la misura è presto colma.

D’Agostino ha comunicato nel dopo partita-contestazione la decisione di portare il titolo sportivo dal sindaco Marino; strada poco (o per niente) percorribile nelle condizioni attuali in cui versa la società. Sarebbe un salto nel buio per lo stesso massimo dirigente se la sua intenzione è quella di affidare al primo cittadino l’onere di ricercare possibili imprenditori capaci di ‘assicurare un futuro’ alla società.

Con i presupposti vigenti c’è poco da stare allegri: Caserta è abbonata a personaggi che cercano attraverso la squadra di calcio di procacciarsi notorietà o vantaggi di altra natura per fini personali. In attesa che la crisi faccia il suo corso, intanto, le attività non aspettano e c’è da chiudere l’anno solare con le ultime tre partite da disputare.

La prima delle quali, domenica prossima a Potenza, sotto l’occhio della Rai con la possibilità di irradiare le immagini anche a chi, lontano, dalla città, non vive direttamente il clima che vi si respira. Sarà molto strano, per non dire altro, per tanti sportivi ed addetti ai lavori attendersi le evoluzioni dei vari Floro Flores, Vacca, Castaldo e tutti gli altri per poi ritrovarsi – con tutto il rispetto e la stima di questo mondo – a dover accontentarsi di Chiacchio, Moccia o Matese.

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