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Scandalo alle Olimpiadi: "Verdetti manipolati". Russo chiede la medaglia

Il campione di Marcianise batte i pugni sul tavolo: "Mi diano la medaglia"

Lo scandalo dei verdetti manipolati - almeno 11 - nel torneo olimpico di Rio 2016 sta provocando diverse reazioni. C’era un vero sistema di corruzione che alterava i risultati dei match. Durante i Giochi vennero mandati a casa sei giudici e altri quattro fermati, ma ora il team di Richard McLaren, professore di diritto che già aveva indagato sul doping russo, conferma che “quello della boxe era un problema soprattutto di persone che per troppo tempo hanno agito al di fuori di ogni regola”. 

“Questa inchiesta deve andare avanti, e chi ha sbagliato deve pagare - commenta l’azzurro di Marcianise Clemente Russo, 2 argenti olimpici e 2 ori mondiali nei massimi, a 'La Gazzetta dello Sport' -. Fosse per me farei rifare tutti i combattimenti, compreso il mio contro Tischenko. Ma, visto che non è possibile, dovrebbero almeno ridare indietro le medaglie”.

Lo scontro per l’oro dei supermassimi aveva invece visto prevalere, secondo i giudici, il francese Tony Yoka nei confronti del britannico Joe Joyce: ma in questo caso, forse, si era trattato di un pegno fatto pagare alla Gran Bretagna per avere beneficiato di un verdetto fin troppo favorevole nella finale di Londra 2012 di Anthony Joshua contro Roberto Cammarelle.

I match più discussi sono undici e tra questi le finali olimpiche delle due categorie più prestigiose: massimi e supermassimi. Nella prima solo i giudici avevano visto vincente il russo Evgeny Tischenko contro il kazako Vasily Levit, al quale non era servito di aver avuto in pugno l’incontro per tutte le riprese. Tischenko era stato “chiacchierato” anche in occasione della sua sfida dei quarti di finale contro Clemente Russo.

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