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Bufera sul programma di Giletti. “Finita in un calderone per una gonna corta….”

La conduttrice casertana Jolanda De Rienzo: “Mi hanno diffamata. Poi mi hanno invitato in tv, ma non andrò”

“Finita in un calderone solo per una gonna corta e definita “complemento d’arredo” in uno studio televisivo insieme ad altre signorine della televisione che nulla hanno a che vedere con il mio lavoro”. E’ la denuncia di Jolanda De Rienzo, la giornalista e conduttrice tv di Caserta che ha accusato il programma di La7 ‘Non è l’Arena’ condotto da Massimo Giletti di averla diffamata in un servizio andato in onda la scorsa settimana in cui si parlava di “sessismo” nel mondo del calcio, legato alla storia della giornalista di Firenze, Greta, colpita da una “pacca” sul sedere mentre era in collegamento fuori lo stadio ad Empoli. Al termine del servizio, l’altra giornalista di La7 Myrta Merlino ha dichiarato: “Noi non siamo perfette. E’ sbagliatissimo che le donne accettino quello stereotipo. E’ sbagliato che le donne, per stare nel mondo del calcio, accettino che bisogna essere belle, procaci, spogliate”.

Parole che non sono piacete a Jolanda: “Mi hanno descritto come una donna scollacciata e scosciata che seduce gli uomini per avere consensi. La mia professionalità e la mia credibilità finiscono nel momento in cui indosso una gonna corta. Non è importante la mia testa. Sono vittima di un pregiudizio”. La conduttrice casertana ha svelato di essere stata contattata dalla redazione del programma per essere presente in studio ed affrontare dal “vivo” la questione, ma di aver rifiutato. “Non credo che ad altre donne che fanno il mio lavoro con diligenza e rispetto, invitate in trasmissione, venga chiesto di difendersi perché indossano un abito più corto o una scollatura più evidente” ha spiegato Jolanda. “Non mi devo giustificare per quello che indosso, o dimostrare ad altri o altre la mia professionalità, conquistata sul campo in tanti anni di lavoro. Ritengo di essere stata offesa e vittima di un pregiudizio. Pregiudizio di cui sono vittime tante altre donne, non solo nel mio campo. Donne con le quali sono solidale. Non credo quindi che ci siano le basi per un dibattito costruttivo. Pronta ad intervenire per discutere di ogni argomento ma solo dopo che mi sarà ridato ciò che mi è stato impropriamente tolto, come ho gentilmente spiegato al collega che mi ha contattata per l’invito. La dignità e il rispetto sono sempre stati un punto saldo della mia vita. Le parole sono importanti, ancora di più quando vengono seguite dai fatti”.

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