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Le 5 cose da non perdere ad Orta di Atella

Oltre 2mila anni di storia, una cittadina che ha avuto un boom di residenti negli ultimi anni e che raccoglie tante bellezze da visitare. Ecco le 5 più importanti

Orta di Atella è oggi l'ottavo centro, per abitanti, di tutta la provincia di Caserta. Un boom di nuovi residenti negli ultimi anni che ha portato la città atellana ad ospitare oggi oltre 27mila persone. Ma cosa c'è da 'scoprire'? E qual è la storia della città? Ecco, scopriamolo insieme.

'Orta' deriva dal latino Hourta evsignifica orto, terreno coltivabile, giardino. Questo villaggio nacque infatti ad Atella. Dopo l'occupazione di quest'ultima dai Romani nel 210 a.C., il territorio venne confiscato e poi destinato ad uso agricolo. Con la pax augustea iniziarono le prime costruzioni delle prime masserie sparse per la campagna, destinate all'aumento dell'agricoltura, con ciò iniziarono anche le costruzioni di piccoli villaggi che saranno gli antesignani dei futuri casali e paesi medioevali (parecchi tuttora esistenti). 

E oggi cosa 'ospita' Orta di Atella? 

La Torre Aragonese

La 'Torre Aragonese', essa aveva la funzione di avvistare il nemico. Le sue origini sono sconosciute e non c'è nessun documento che attesta la costruzione. La torre è ancora presente pure nello stemma del comune, che risulta composto da tre elementi: una torre merlata color oro in campo (uno scudo) color blu ed una fascia svolazzante sottoposta, color celeste, recante la scritta "Università di Orta".

Palazzo San Massimo

Non potete perdere la visita a 'Palazzo San Massimo' (già palazzo Migliaccio). La sua storia risale al XVlll secolo circa, quando la famiglia Migliaccio decide di voler una nuova dimora nel centro di Orta di Atella accanto all'attuale chiesa di 'San Massimo'. Con il passare del tempo il palazzo ha subito molto interventi. Nel XX secolo venne ampliato in altezza e in larghezza. All'interno, più precisamente nell'androne, vi sono delle lastre tombali di varie famiglie ortesi. Come quella di Biagio Iovinella, Domenico Liguori, Biagio De' Mozzillo e della famiglia Tocco. Ma non finisce qui la visita, si possono ammirare varie opere come la Terracotta Maiolicana, opera di una bottega napoletana del XVlll secolo. Un dipinto della Madonna delle Grazie, del XVll secolo, dipinto su una pietra calcarea con la tecnica dell'affresco. E tante altre. Nel 2019 la chiesa acquistò il palazzo, lo restaurò e il 12 gennaio del 2020 fu inaugurato. 

Chiesa di San Massimo Vescovo

Adiacente al palazzo San Massimo troviamo la chiesa di ' San Massimo vescovo'. Situata nel centro storico, la sua costruzione risalente al XVl secolo, è stata ristrutturata nel 1770. La chiesa si presenta in stile neoclassico, e fu edificata agli inizi del XlX secolo sui resti di un edificio di culto precedente. Mentre la costruzione della nuova chiesa fu un'iniziativa del sacerdote Nicola D'Ambosio che custodì la parrocchia sino ai primi anni del XX secolo. All'interno si possono ammirare alcune pregevoli statue lignee, tele e alcune lapidi risalenti XIX secolo.

Santuario San Salvatore da Horta

Ospita oggi anache una scuola che collabora con i frati minori che prestano servizio nel santuario dedicato al fraticello spagnolo, per il mantenimento e la manutenzione. La storia del Convento non è sufficientemente documentata, si mescola al culto popolare e ha lasciato ben poca memoria. Si raccolgono notizie soltanto nel manoscritto “I Serafici Fragmenti de la Provincia di Terra di Lavoro” di Teofilo Testa da Nola.

Borgo di Casapozzano

Per ultimo ma non da meno per questo, è il borgo di Casapozzano. È un borgo antico e sorge in un'area notevolmente storica, a testimoniarlo sono le significative presenze archeologiche di epoca romana che costellano l'area. L'origine del nome è dovuto alla presenza di pozzi d'acqua, e l'esistenza di una falda acquifera a pochi metri di profondità dal suolo. Nel periodo del medioevo il borgo apparteneva al Ducato longobardo di Benevento e fu uno dei primi possedimenti dei Normanni in Campania. Nel 1378 la famiglia Capece Minutolo mostrarono interessante per l'architettura, abbellirono e ampliarono l'edificio, con cornici e stemmi. E proprio per via dei Capece questo palazzo tornò allo splendore dopo uno stato di totale abbandono. Ad oggi a Casapozzano c'è anche un albergo-ristorante 

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