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Alzheimer, troppo ferro nel cervello 'avvelena' i neuroni

(Los Angeles) Il ferro nel cervello può essere una delle cause scatenanti della forma più comune del morbo di Alzheimer. Lo rivela una ricerca dell'università di Los Angeles, pubblicata sul Journal of Alzheimer's Disease. Lo studio ha dimostrato...

(Los Angeles) Il ferro nel cervello può essere una delle cause scatenanti della forma più comune del morbo di Alzheimer. Lo rivela una ricerca dell'università di Los Angeles, pubblicata sul Journal of Alzheimer's Disease. Lo studio ha dimostrato per la prima volta su pazienti che le regioni neurali danneggiate sono sovraccariche di ferro nei pazienti ma non nei soggetti sani.
Ad oggi la comunità medico-scientifica si sta concentrando su due principali presunte colpevoli, le proteine Tau e Beta-amiloide che si accumulano nel cervello dei pazienti. Si pensa queste proteine "avvelenino" i neuroni. Secondo il gruppo dell'Ucla diretto da George Bartzokis, Tau e Beta-amiloide sono solo due parti in gioco e non raccontano l'intera storia. Lo scienziato chiama in causa anche il ferro e il suo accumulo in eccesso come motore primario della malattia.
Un passo avanti nella conoscenza di una malattia che per ora contava solo su un'unico punto fermo: chi conduce una vita piena di stimoli e segue stili di vita corretti è meno a rischio di ammalarsi; ma hanno un peso anche fattori ereditari. L'Alzheimer è legato all'accumulo della beta amiloide, una proteina presente anche nel cervello sano ma che in presenza della malattia aumenta in quantità e può assumere una conformazione diversa da quella standard. Dopo l'inizio di questo accumulo si verifica la degenerazione neuronale, ovvero la "lesione" di parti fondamentali del cervello.
Intanto un altro recente studio pubblicato sulla rivista PNAS ed eseguito su animali azzarda anche la complicità di un altro metallo, il rame: secondo Rashid Deane della University of Rochester il rame rallenterebbe il lavoro delle proteine trasportatrici che ripuliscono i neuroni dall'eccesso di proteina beta-amiloide.
Un terzo studio divulgato ieri, e realizzato all'università di Firenze, mette invece in luce le proprietà coadiuvanti nella lotta alla malattia dell'olio extravergine di oliva. Èra già catalogato tra i cibi dalle proprietà anti invecchiamento, si scopre ora che è utile anche nel trattamento preventivo dei danni neurologici legati all'età e al morbo di Alzheimer senile. Lo ha scoperto uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Firenze su topi transgenici portatori delle alterazioni genetiche collegate al morbo. La ricerca è pubblicato sulla rivista scientifica Plos One.

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