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Marino firma l'appello a Draghi e finisce nel mirino di Fratelli d'Italia

Il sindaco di Caserta tra i 1300 primi cittadini a sostenere il governo: "Rappresenta anche i cittadini che vogliono andare al voto"

L'appello a Draghi sottoscritto da vari sindaci, tra cui quello di Caserta Carlo Marino, provoca la dura reazione di Fratelli d'Italia. 

Marino - insieme ad altri 1300 sindaci - è firmatario della nota con cui i primi cittadini hanno chiesto al premier di andare avanti in nome della stabilità. "Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l'azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l'interesse del Paese ai propri problemi interni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità", si legge nella lettera.

La missiva ha scatenato reazioni sul fronte di Fratelli d'Italia. I consiglieri comunali Paolo Santonastaso e Pasquale Napoletano dichiarano di "non condividerne i contenuti e ne prendendo le distanze. Ritengono sia un atto grave, antidemocratico, in quanto il Sindaco rappresenta tutti i cittadini, compresi coloro i quali considerano legittimo andare al voto così come avviene nella maggior parte degli Stati Europei nonostante il Covid e la guerra".

“Grave che i sindaci utilizzino il loro ruolo in Anci e Upi per lanciare appello a Draghi - rilancia il commissario provinciale Marco Cerreto - Stiamo assistendo ad un atto molto scorretto dei sindaci che utilizzano il loro ruolo istituzionale in Anci e in Upi per rilanciare l’ appello a Mario Draghi per rimanere al governo. Sindaci come De Caro Presidente nazionale Anci, e Carlo Marino presidente regionale Anci Campania o De Pascale presidente nazionale Upi che lanciano loro appello dai siti istituzionali degli enti nei quali si trovano a rappresentare ruoli apicali dimostra la scarsa sensibilità istituzionale e il senso di difficoltà in cui si trovano . Gli stessi sono scorretti due volte, la prima perché loro non rappresentano la reale volontà dei cittadini che amministrano e la seconda perché enti quali Anci e Upi tradizionalmente non entrano nel merito di confronto partitico qual è una crisi di governo parlamentare". 

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