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Il Pd, i candidati 'amici della Lega' ed il giallo della segreteria: ecco il verbale della discordia I FOTO

Leuci getta altra benzina sul fuoco sul caso Russo: "Scelte irrispetose". Ecco cosa c'è scritto nel documento ufficiale approvato dalla segreteria

Non si placano le polemiche interne al Partito democratico sul 'casus belli' degli aspiranti consiglieri provinciali che amministrano nei Comuni con la Lega. Dopo la polemica scatenata dall'ex deputata di Santa Maria Capua Vetere Camilla Sgambato e la risposta, con una nota, della lista Democratici per Caserta che fa capo al consigliere regionale Gennaro Oliviero, soprattutto relativamente alla posizione di Carlo Russo di Santa Maria Capua Vetere, è intervenuto nella vicenda anche Costantino Leuci di Piedimonte Matese, uomo fidato della Sgambato, che aveva partecipato alla 'famosa' segreteria provinciale del 5 settembre scorso in cui si era deciso di ricandidare gli uscenti.

"Il comunicato diramato dalla lista Democratici per Caserta, in risposta alla giusta richiesta di chiarezza e rispetto per le regole avanzata dalla presidente provinciale Camilla Sgambato, componente della segreteria nazionale, sono il chiaro tentativo di condividere con tutti le responsabilità di scelte irrispettose verso chi lavora quotidianamente per la crescita del Pd e verso la sua comunità” commenta Leuci, componente della segreteria provinciale del Partito Democratico di Caserta.

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“Non ci interessano nomi e posizionamenti, la vera questione è il principio basilare da seguire: il Pd è o non è alternativo, a tutti i livelli, alla Lega e al centrodestra a trazione salviniana? È o non è inopportuna la presenza nelle liste di riferimento del PD di candidati che amministrano con leghisti ed esponenti del centrodestra? Principio che abbiamo cercato di far valere anche nella segreteria del 5 settembre, quando abbiamo anche spiegato che bisognava coinvolgere gli iscritti, ma c’è stato risposto che non c’era tempo; che bisognava determinare bene i requisiti dei candidati da scegliere tra iscritti ed elettori alle primarie, e che bisognava fare una sola lista per rafforzare il Pd. Fortunatamente, a smentire chi vuol far passare il messaggio che tutto, ma proprio tutto, forzature comprese, sia stato condiviso dall’intera segreteria e dagli organi di vertice del partito, inclusa la presidente Camilla Sgambato (tra l’altro assente a quella riunione), è proprio il tenore di alcune frasi estrapolate dal verbale della seduta di segreteria, laddove, recitano: ...dopo una vibrata e lunga discussione “in merito ai criteri utilizzabili per proporre o accettare le candidature nelle liste del Partito Democratico'. Abbiamo utilizzato due liste per rispondere alle aspirazioni di più candidati oltre i sedici; di accettare candidati iscritti/iscritte ed elettori/elettrici del Partito Democratico. Ma, al di là, ripeto, di un documento soggetto ad interpretazioni soggettive, ciò che conta è il sacrosanto principio che chi vuole rappresentare i territori in seno ad un e te di secondo livello sotto la bandiera del Pd, non può, in quegli stessi territori, amministrare con la Lega”, conclude il componente della segreteria provinciale.

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